Nuzzi e Repubblica spiattellano «tremila documenti riservati» per dimostrare che il Vaticano è «sull’orlo del fallimento». Ma tranquilli, è tutto a fin di bene.
Il Correttore di bozze non capisce niente, e questo è ormai appurato, ma c’è una cosa in particolare che il Correttore capisce veramente niente, forse anche meno di niente. Quello che non gli entra nello zuccone, al Correttore di bozze, è che a Repubblica è pieno di gente che vuole davvero un gran bene alla Chiesa cattolica. È un fatto, questo, che Repubblica giustamente non si stanca di ribadire, e che dovrebbe fare, e in effetti fa, molto piacere a tanti bravi parrocchiani con la riga da una parte. Prima o poi anche quel pretaiolo di un Correttore dovrà farsene una ragione.
Tutti questi benintenzionati di Repubblica non sono affatto anticlericali come si narra nelle famiglie rurali e pastorizie dei correttori di bozze, essi al contrario desiderano semplicemente, quantunque ardentemente, che la Chiesa sia quella che dovrebbe essere: povera per i poveri, innocente ovvero innocua, non sgridosa ma tenerona, spoglia di dottrina e carica di simpatia, prodiga verso gli ultimi (ancorché senza soldi per aiutarli, in quanto povera), politicamente asettica, fatta salva ogni tendenza di sinistra, piaciona con la gente che piace, ecologica, cento per cento biodegradabile, anzi possibilmente già biodegradata. Adesso poi le vogliono così bene alla Chiesa, quelli di Repubblica, che la vogliono pure trasparente.
Il repubblicone che vuole più bene di tutti alla Chiesa cattolica – a parte il reverendo Fondatore Eugenio Scalfari, disposto a inventarsi un’intervista con Bergoglio al giorno pur di far sembrare il Papa una brava persona atea e democratica – è sicuramente Ezio Mauro. Anche lui porta avanti da anni una crociata per la rievangelizzazione della Chiesa, onde ripulirla da tutti i corrotti, i corruttori e i correttore di bozze, nonché da tutti i cattolici.
Lunedì 21 ottobre, per esempio, sempre solo ed esclusivamente per il bene della Chiesa da lui tanto amata, Ezio Mauro ha riempito due pagine di Repubblica per spiegare perché e per come il Vaticano sia giunto «sull’orlo del fallimento».
Con la serena baldanza del benefattore animato da fini equi e solidali, Mauro spulcia nella «radiografia segreta di questa crisi verticale» contenuta nel nuovo libro di Gianluigi Nuzzi (Giudizio universale), la cui tesi è appunto che il Vaticano abbia combinato tanti e tali pasticci economici e finanziari da ritrovarsi tormentato dall’«incubo del crac».
Nuzzi, ricorda Ezio Mauro, è un altro sant’uomo giunto a pubblicare ben «quattro volumi» carichi di «documenti riservati che da soli testimoniano la guerra di potere in corso oltretevere». In questo quinto volume della serie, compilato «con tremila carte riservate e inedite», Nuzzi (dopo essere stato inspiegabilmente processato dalla Santa Sede per rivelazione di notizie legate a «interessi fondamentali» dello Stato pontificio, che poi lo ha anche prosciolto) prosegue la sua opera benemerita a favore del sostentamento del clero provando a dimostrare, con numeri e pezze d’appoggio rigorosamente rubati da qualche cassetto vaticano e pubblicati a tradimento, le seguenti cose:
- i fedeli donano sempre meno soldi alla Chiesa,
- la Chiesa usa i sempre meno soldi dei fedeli per tappare i sempre più buchi dei bilanci,
- molti dei sempre meno soldi dei fedeli avanzati dai tappamenti dei sempre più buchi, finiscono chissà dove, il resto viene sperperato,
- le spese per sperperare questo sempre meno patrimonio aumentano continuamente,
- i fedeli, affranti dagli scandali usciti chissà come da qualche cassetto vaticano, donano ancora meno soldi alla Chiesa
- e così via.
E poiché un malevolo mentecatto tradizionalista tipo il Correttore di bozze potrebbe cadere nell’errore di interpretare tale «radiografia segreta di una crisi verticale» come un atto di deliberato sputtanamento, benissimo fa Ezio Mauro a continuare a ripetere nell’articolessa che invece trattasi di sputtanamento a fin di bene. Se Repubblica sputtana la Chiesa, infatti, non può essere che per il suo progresso, per sconfiggere la «resistenza che la macchina curiale continua ad opporre alla trasparenza predicata da Papa Bergoglio». Insomma, è il Papa che ce lo chiede.
L’importante adesso è che non diate retta al Correttore di bozze. Con la mente annebbiata dalle superstizioni dei secoli bui, quel rigurgito preconciliare potrebbe tentare di distrarre i lettori con domande oscure come queste: ma se la Chiesa di Bergoglio sogna di essere «trasparente» come dice Repubblica, perché quelle carte «riservate e inedite» sono ancora «riservate e inedite» e ci devono pensare Nuzzi e Mauro a spiattellarle su Repubblica e non ci pensa direttamente la Chiesa «trasparente»? E se la trasparenza è davvero un valore, e per di più un valore cattolico e bergogliano, perché né Nuzzi né Repubblica si peritano di precisare trasparentemente da chi e da dove arrivi quel tir di carte «riservate e inedite» che tanta carità cristiana hanno sparso in tutto il mondo? Molte cose potrebbero trasparire da una simile trasparenza, visto che c’è una «guerra di potere in corso oltretevere», no?
L’unica certezza che abbiamo, e che Mauro nel suo pezzo non si stanca di ripetere, almeno finché non entrerà nella testa microcefala del Correttore di bozze, è che Repubblica vuole tanto bene alla Chiesa, ed è per questo che la trasparisce a sua insaputa. Lo fa per difenderla dai lestofanti della destra religiosa, o peggio della perfida curia, che invece la Chiesa la vogliono corrotta e matrigna, e piena di carte segrete.
A testimonianza di ciò, nell’edizione di martedì 22 ottobre, ossia il giorno dopo l’articolo caritatevole di Ezio Mauro, è apparsa sul quotidiano un’intervista chiarificatrice del vaticanista Paolo Rodari al cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, «porporato sudamericano a capo del C9, il ristretto consiglio composto da cardinali chiamati a riformare la curia di Roma e la Chiesa, amico personale e consigliere di Jorge Mario Bergoglio fin da quando questi era arcivescovo di Buenos Aires».
Che cosa dice l’«amico personale e consigliere» del Santo Padre? Dice che «il dossier sul crac» è pieno di palle, e che comunque sia «è un attacco al Papa».
Il Correttore di bozze riporta qui qualche appunto dall’intervista:
«Dire che il Vaticano è a rischio default è falso». «A me sembra che sia in atto una strategia di screditamento precisa». «Vogliono colpire il papato: prima dipingendo una Chiesa dove sono per la maggior parte pedofili, adesso mostrando una noncuranza economica». «Qualcuno fa uscire le carte per destabilizzare». «Durante un Sinodo dei vescovi dai contenuti decisivi si fa parlare d’altro».
Ora. Il Correttore di bozze ha la vaga sensazione che la versione di Repubblica delle parole di Maradiaga sia un po’ troppo trasparente. Talmente trasparente che sono purtroppo spariti i soggetti di molti verbi. Chi è che «fa uscire le carte per destabilizzare»? Chi è che «dire che il Vaticano è a rischio default»? Chi è che «vogliono colpire il papato»?
Ma come detto, non bisogna dar retta al Correttore di bozze, invischiato com’è nella torbida curia che odia il Papa e la sua trasparenza. E forse bisogna lasciar perdere anche Nuzzi, il quale, spiace constatarlo, nella sua durezza di comprendonio ricorda un poco il Correttore di bozze.
Non capisce talmente niente, pure Nuzzi, che davanti alle parole di Maradiaga si è sentito criticato, pensa te. Infatti mercoledì 23 ottobre sempre su Repubblica compariva una sua replica piccata. Nella lettera il giornalista risentito risponde al cardinale punto per punto al cardinale, e poi aggiunge:
«Affermare che imprecisate entità vogliano colpire il Papa è una risposta che va bene per tutte le stagioni ma non aiuta a capire e allontana dalle questioni preminenti: il calo delle offerte, l’aumento vertiginoso delle spese, una classe dirigente non messa nelle condizioni di operare, il rinvio costante delle questioni spinose».
Ancora peggio quest’altro passaggio:
«Mi permetta poi di sottolineare come né Giudizio Universale, né i miei libri mai siano stati pro o contro la Chiesa, pro o contro il Papa: è la cronaca e la ricostruzione che si basa in gran parte su documenti interni e visionati anche dal Santo Padre».
Caro Nuzzi, lasciati dare un consiglio dal Correttore di bozze, che di stupidità ne capisce. Fatti furbo. Non dire mai: chissenefrega se queste carte sono buone o cattive, io pubblico tutto e buonanotte. Così sembra davvero che sei il passacarte involontario di quelli che «vogliono colpire il papato». O al massimo un cinico gazzettiere pronto a tutto pur di pubblicare libri da autogrill. Sei su Repubblica, che diamine, datti un tono. Non siamo noi che scagliamo pietre, sono loro che peccano.
Correttore di bozze
25 ottobre 2019