Nella provincia dove è stata applicata la più vasta campagna di demolizione di croci e chiese, vietata anche la raccolta di offerte. Si registra la demolizione e chiusura di chiese, invece, nel Fujian Jiangxi e nell’Hebei.
Le autorità comuniste della provincia cinese del Zhejiang hanno iniziato a proibire i battesimi e la raccolta di offerte durante la Messa. Le nuove misure, secondo quanto riportato da ChinaAid, fanno parte della stretta sulle religioni cominciata nel febbraio 2018 con l’approvazione dei nuovi regolamenti da parte del governo.
SACERDOTI CACCIATI DALLE DIOCESI
L’obiettivo di Pechino è controllare in modo ancora più stringente le religioni e per questo le autorità locali del Zhejiang (responsabili della più vasta campagna di demolizione di croci e chiese) hanno cominciato a mettere becco nella pianificazione delle attività delle singole comunità cristiane e perfino negli orari delle Messe, che in molti casi sono stati spostati e modificati.
Tutti i vescovi e sacerdoti cattolici inoltre sono stati costretti a registrarsi civilmente e chi si rifiuta, atteggiamento permesso dalle linee guida del Vaticano in quanto il regime chiede di aderire a una Chiesa «indipendente», viene spesso cacciato dalla propria diocesi. Come riportato da AsiaNews, a causa del rifiuto da parte dei sacerdoti di registrarsi, molte chiese nel Jiangxi e nel Fujian sono state chiuse. Nella diocesi di Yujiang (Jiangxi) due chiese hanno chiuso i battenti, mentre nella diocesi di Fuzhou (Fujian) edifici sacri sono stati chiusi a Fuqin e Changle.
FEDELI CONTRO LA DISTRUZIONE DELLE CHIESE
A fine ottobre fedeli e sacerdoti della diocesi di Handan (Hebei) hanno occupato la chiesa di Wu Gao Zhang, riconosciuta ufficialmente, per impedirne la demolizione decretata dal governo. A centinaia si sono riuniti nel cortile antistante la chiesa, pregando in ginocchio. Il governo, sostengono i fedeli, avrebbe decretato la distruzione di altre 40 chiese nella diocesi.
Leone Grotti
4 novembre 2019