Se ne discute alla Camera: previsti il carcere (1 anno e 6 mesi) o multe fino a 6000 euro… intanto in Canada è stato condannato un padre che si è rivolto chiamandola con il suo nome a sua figlia 14enne (che si sente un maschio ed ha scelto un nuovo nome).
Lo spettro della legge contro l’omofobia, che prevede persino il carcere (1 anno e 6 mesi) o multe fino a 6000 euro, è tornato ad aggirarsi nell’agenda politica italiana: giovedì 24 ottobre, in Commissione Giustizia, alla Camera dei Deputati, si parlerà proprio delle modifiche da apporre alla legge 604 bis del codice penale che riguarda i crimini commessi per motivi di discriminazione razziale e religiosa. Nello specifico, all’ art. 1, alle lettere a, b e c del primo comma si propone di aggiungere esplicitamente l’espressione «fondati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere«. La motivazione è presto detta ed è contenuta nella proposta di legge in questione: «L’esponenziale aumento del numero e della gravità degli atti di violenza nei confronti di persone omosessuali e transessuali» che autorizzerebbe teoricamente «ad estendere le sanzioni già individuate per i reati qualificati della discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi anche alle fattispecie connesse all’omofobia e alla transfobia»
IL VITTIMISMO DI CAINO UCCISE ABELE
Dalla proposta di legge si evince anche che l’intervento legislativo andrebbe a punire le condotte dettate da “intento persecutorio” nei confronti di persone omosessuali o transessuali, in quanto, udite udite, la popolazione Lgbt avrebbe la «percezione che lo Stato non sia in grado di garantire un’adeguata protezione a soggetti più vulnerabili rispetto alla maggioranza della popolazione».
Ma lasciamo per un momento la parola a chi rappresenterebbe, secondo questa proposta, una delle parti “lese”: il consigliere Umberto La Morgia che non ha mai fatto mistero della sua omosessualità e che si è detto allarmato da questo testo di legge. Come scrive sul suo profilo Facebook: «Ovviamente il nodo è sempre il solito. La legge non chiarisce cosa sia discriminatorio o quali siano le idee che inciterebbero a discriminare, né tantomeno parla di omofobia o chiarisce cosa sia. Andremo tutti in carcere se difenderemo la centralità della famiglia naturale nella società o se saremo contrari all’utero in affitto, all’omogenitorialità etc etc? Questo è quello che stanno cercando di fare i giallo-rossi. Gay, lesbiche, trans, davvero vi sentite come una razza o un’etnia da tutelare? Io mi sentirei offeso ad essere paragonato a una “razza”. Vittimismo, vittimismo, vittimismo. E, per chi può capire, ricordo che Caino uccise perché si sentiva vittima».
UN REATO SENZA DEFINIZIONE
Parole cristalline che mettono in evidenzia proprio il punto nodale e più preoccupante della questione: la non definizione del concetto di “omofobia”, un termine ombrello all’interno del quale potrebbe rientrare qualunque concezione, gesto, forma di pensiero che si discosti anche solo minimamente dall’ideologia e dall’agenda Lgbt e che quindi va a configurare questa proposta di legge, come un vero e proprio bavaglio della libertà di pensiero altrui. Inoltre la non definizione chiara del reato di omofobia, porterebbe chiunque ad essere accusato, arrestato e multato, perché basterebbe anche solo litigare, per motivi che magari nulla hanno a che fare con l’identità sessuale della persona con cui si discute, che potrebbe anche non avere un orientamento etero, a nostra insaputa, per rischiare di essere perseguiti dalla legge, accusati di aver adottato una condotta discriminatoria, anche solo percepita da chi si propone, in quel caso come parte “lesa”, senza prova alcuna.
Dunque una proposta dai risvolti inquietanti e gravemente liberticidi, degni delle peggiori dittature che speriamo non venga presa in considerazione, per continuare a preservare almeno il primo di tutti i diritti civili: la libertà di opinione.
di Manuela Antonacci
Fonte: Provita & Famiglia, 23/10/2019