Per festeggiare i 30 anni della Renault Clio, uno dei modelli di auto più venduti, non c’è niente di meglio di uno spot che inneggi all’amore arcobaleno, visto che ormai sembra che non si debba parlare di altro.
Sulle note della canzone Wonderwall degli Oasis, assistiamo alla storia d’amore di due donne che si conoscono da bambine, da adolescenti si fidanzano, attraversano le classiche peripezie dei genitori contrari al loro amore, fino all’ultima scena, in cui vanno a trovare i genitori con la figlia in braccio.
Lo spot della Renault sta facendo il giro dei social: Francesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, l’ha definita «una storia d’amore bellissima». Paola Concia, esponente del Pd, ha twittato: «Cara Renault Italia mandate questo spot sulle reti italiane, si? Coraggio, un po’ di coraggio, forza! È bellissimo».
Insomma: uno spot che sta riscuotendo successi a destra e sinistra.
La Renault aveva realizzato in precedenza un altro spot arcobaleno per pubblicizzare la macchina Twingo: una donna, al braccio del proprio padre, attraversava la navata di una chiesa. Solo che non era lei a sposarsi: l’uomo infatti si unira in matrimonio con un altro uomo. I due usciranno dalla chiesa sorridenti, con una bambina in braccio.
Lo slogan dello spot era Time has changed. The Twingo too, “i tempi sono cambiati, la Twingo anche”.
Ma in realtà, guardando al passato, le pubblicità arcobaleno sono tante: Ikea, già nel 1994, aveva mandato in onda uno spot per la tv svedese in cui una coppia omosessuale selezionava il tavolo più adatto per la propria casa, e successivamente si vedevano due ragazzi che decidevano di unire, fisicamente e metaforicamente, i propri letti per poi abbracciarsi.
Addirittura nella pubblicità della Findus abbiamo la scena di un coming out di un ragazzo con la sua famiglia.
Insomma, ogni brand si deve piegare al gender diktat senza discussioni, mettendo in scena la “normalità” della famiglia arcobaleno, “rieducando” le persone con un indottrinamento forzato che passa principalmente dai media. Ed a furia di vedere scene del genere centinaia di volte, senza che ce ne si accorga, si assorbirà tutto quello che passa dallo schermo del proprio televisore, compresa la normalità della “famiglia”arcobaleno.
Chiara Chiessi
2 dicembre 2019