Tra le varie figure che appaiono nel presepio, soprattutto in passato, era presente una singolare che si differenziava dalle altre. La tradizione l’ha chiamata la statuina del pastore Gelindo o Genesio.
In che cosa si distingueva dalle altre? Mentre tutti i pastori portavano alla capanna delle cose (il canestro di pani, un agnellino, una botticella di vino…), lui mostrava unicamente il suo stupore e la sua meraviglia. Fissava la stella sorpreso, le sue labbra erano socchiuse, le braccia alzate e il suo volto sereno. Aveva compreso totalmente e pienamente il significato del Natale. Era meravigliato e stupito essendo accaduto un evento superiore ad ogni attesa umana: Dio si manifestava ad ogni persona e al mondo come uomo mostrando il suo amore, la sua benevolenza, la sua amabilità, la sua misericordia ad ogni essere umano, quindi a me, a te, a tutti. Il fulcro del Natale è questo: accogliere Dio nella nostra vita.
Ma per valorizzare la nascita del Figlio di Dio è indispensabile la fede!
Cosa significa credere? Essere certi che Dio ha immensamente amato gli uomini da donarci il suo Figlio per salvarci, per ridonare alla nostra esistenza a volte scialba e insignificante un contenuto pieno e duraturo.
Per molti la nascita di Gesù è inconcepibile, è inammissibile, è assurda perciò fanno festa il 25 dicembre dimenticando il “festeggiato”. Ma, o riconosci questo stupendo dono di Dio, oppure rimani schiavo delle tue banali opinioni, dei tuoi pensieri spesso qualunquisti e dei tuoi miseri ragionamenti.
Credere, dunque, significa entrare nel mondo di Dio mediante la meraviglia e lo stupore, riconoscendo un evento che sconvolge la logica umana.
Di nuovo è Natale, la festa dello stupore e della meraviglia, e di conseguenza della speranza perché Dio si è inserito nella nostra storia, nella nostra società, nella nostra vita, quindi siamo certi che il bene sconfiggerà il male, la pace trionferà sull’odio, i valori sui “nuovi diritti” appoggiati sulla sabbia e quindi destinati a sfracellarsi. E’ solo questione di tempo…
Occorre, però, fare esperienza di questo stupore e di questa meraviglia, fermandoci a pregare davanti al presepio, perchè come ricordava san Giovanni Crisostomo ai cristiani del suo tempo: “Che giova a te, se Cristo nasce mille o diecimila volte a Betlemme, ma non nasce nemmeno una volta nel tu cuore?”
La stessa domanda è rivolta anche a noi in questo Natale 2019; non possiamo eluderla perché dalla risposta che daremo dipende: il significato e la serenità della nostra esistenza e il futuro della nostra società che stiamo costruendo su terreni ambigui e pericolosi per noi e per le future generazioni.
E allora, il mio augurio di Natale, lo attingo da un pensiero dell’allora cardinale J. Ratzinger. “ll tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo. Dovremmo allora capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita ‘veluti si Deus daretur’, come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno“. (Subiaco, 1 aprile 2005).
www.gianmariacomolli.it