“Durante un colloquio personale, Papa Francesco ha cominciato a condividere con me dei ricordi su San Giovanni Paolo II nel centenario della sua nascita. Erano ricordi molto belli a cui si accompagnava una rilettura molto profonda di quel Pontificato. Allora, ho preso coraggio e gli ho detto che pensieri simili era troppo poco tenerli solo per noi e che sarebbe stato bello pubblicarli e lui ha accettato questa proposta” (Don Luigi Maria Epicoco).
Racconta la storia di un personaggio comico che compie un viaggio alla ricerca di una nuova terra in cui abitare, ma che si ritroverà, suo malgrado, perseguitato dalla stessa patria (la Palestina) dalla quale è fuggito. Il film pone allo spettatore una domanda importante: dov’è il posto in cui ci possiamo sentirci davvero “a casa”?
Pochi sanno che tra fine gennaio e inizio febbraio, il Consiglio Nazionale della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri), ha “aggiornato” l’articolo 17 del Codice Deontologico Medico che affermava: “Il medico, anche su richiesta del paziente, non deve effettuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte”. Questo per consentire ai medici che decidono di trasformarsi in “sicari” di collaborare alla morte dei loro pazienti come deliberato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242/2019.
Per un mese sul Coronavirus si è letto di tutto, si sono fatte speculazioni di fantapolitica o fantamedicina, e probabilmente non si è fatto al meglio l’unica cosa che andava realmente fatta: attuare una attenta, scrupolosa, capillare sorveglianza.