Mi scrive Michela.
Ho 17 anni spesso rifletto su varie tematiche riguardanti il mio futuro e sul significato della libertà. Ma quando ne parlo con i miei coetanei, mi accorgo che ognuno possiede una propria idea di libertà, spesso contrastante con il Vangelo. Lei cosa intende per libertà, e come possiamo essere veramente liberi? Michela.
«La libertà» affermava Don Chisciotte della Mancia rivolgendosi al suo scudiero Sancho Panza: «è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini». Poi continuava: «i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non la possono eguagliare; e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita». Concordo con Don Chisciotte, ma suggerisco a Michela di ricercare l’autentica libertà, quella proposta dal Signore Gesù, lasciando perdere ogni banalizzazione.
Il vocabolo libertà, è presente nei nostri discorsi ed investe tutti i settori societari; pensiamo a quello politico, dove troviamo la Casa delle libertà, i Popoli della libertà, Futuro e libertà, Sinistra e libertà… Come pure nella quotidianità, la parola libertà risuona con insistenza, e i più ritengono che si esprima nel compiere «quello che si vuole». Siamo fortemente influenzati dal pensiero negativo di J. P. Sartre che sosteneva: «Per la realtà umana essere vuol dire scegliersi: niente viene dal di fuori, né tanto meno dal di dentro, che essa possa ricevere o accettare. La realtà umana non può ricevere i suoi fini né dal di fuori né da pretesa natura interna. Essa li sceglie e basta; e con questa conferisce loro un’esistenza trascendente» (L’essere e il nulla, Il Saggiatore 1975, 535). Per Sartre, dunque, la libertà si concretizza nell’atto che l’uomo compie, privo di qualsiasi retroterra metafisico; esaltava perciò una libertà individuale da stimare come valore unico e assoluto, svincolata dalla legge naturale e dalle normative etico-morale ritenute oppressive e repressive.
Ma la decantazione della libertà individuale, separata dal fondamento metafisico, o si autodistrugge o si trasforma in strumento di lotta in cui prevale la legge del più forte. Nell’adolescente e nel giovane, che spesso fa propria questa posizione, la libertà individuale si tramuta in valore assoluto che significa: libertà dalle regole, dagli orari, dalle norme di convivenza societarie, dalla famiglia… La confusione che circonda il vocabolo fa ritenere a molti che l’egoismo, l’individualismo, la maleducazione e l’arroganza siano sinonimi di libertà. Questo abuso, oltre che ridurre la libertà, si traduce nel conformismo «appiattito verso il basso». Osservando gli adolescenti e i giovani, immediatamente notiamo un abbigliamento omologato composto di jeans più o meno attillati e scoloriti, scarpe da ginnastica d’inverno e ciabatte infradito nella stagione calda; non mancano, poi, orecchini multipli, pirsing e un taglio di cappelli all’unisono. Il tutto, accompagnato da un linguaggio zeppo di volgarità. Anche l’amore, o meglio il sesso libero, si trasforma nella loro visione, in espressione di libertà. E loro, si ritengono, liberi!
L’ autentica libertà è imprescindibilmente accompagnata dalla verità e dalla responsabilità.
L’amante della libertà ricerca la verità, approfondendo e confrontandosi con coetanei e adulti, per poi formarsi il suo giudizio, non quello degli altri o quello imposto dai mass media o da taluni opinionisti. In altre parole: non compra nulla a scatola chiusa. Per i cristiani il riferimento è la «nuova libertà» insegnata dal Signore Gesù, che è racchiusa nei suoi insegnamenti: «Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete veramente miei discepoli; conoscere la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv. 8,31). Commenta il biblista B. Maggioni: «Il verbo al futuro (“sarete liberi”) mostra che la libertà è un punto di arrivo, e segna lo stacco tra il prima (una vita di schiavitù) e il dopo (una vita nella verità e nella libertà). La libertà di Gesù non è già nell’uomo, ma va accolta e costruita, e segna la differenza fra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo. E la libertà evangelica si radica nella parola di Gesù, cioè nella sua rivelazione» (Il racconto di Giovanni, Cittadella Editrice 2006, 173). Dunque, l’uomo è libero, nella misura che si avvicina alla verità, la riconosce e la fa propria dato che il vero fondamento della libertà è la conoscenza della Verità.
La libertà, inoltre, esige la responsabilità, riconoscendo che la rivendicazione dei propri diritti deve procedere parallelamente con il riconoscimento di quelli degli altri. Nessuno è un bene «solo per se stesso»; ognuno è indissolubilmente unito agli altri, dipendendone in vari modi; e la nostra realizzazione avverrà unicamente con la loro collaborazione. Siamo nati tutti nudi, bisognosi dell’altro, dipendenti in modo assoluto da chi appagava e appaga i nostri bisogni. E’ sufficiente rammentare le molte persone che operano ogni giorno per noi e i tanti ai quali dobbiamo riferirci in ogni circostanza. Reputare la responsabilità, nemica della libertà, è un autentico paradosso perché da soli, non potremmo garantirci nessun diritto. Il nocciolo del problema è dunque il bene etico che orienta la libertà nei confronti della dimensione umana e sociale globale. Riferiamoci alle tematiche riguardanti la vita, il rispetto di questa precede il diritto alla libertà perché per essere liberi è indispensabile essere vivi.
Nel contesto cristiano la libertà assume un significato più ampio, consentendo la totale adesione alla volontà di Dio che invita l’uomo alla salvezza e alla costruzione di un mondo migliore e più fraterno. Non temere Michela di fissare lo sguardo sul Signore Gesù per comprendere sempre meglio l’autentico significato della libertà; riuscirai a non lasciarti incatenare dai mille lacci che la società sta apponendo alle caviglie dei giovani per privarli della pace del cuore, l’unica che concede di scrutare il domani con speranza e con ottimismo. Ammoniva il filosofo greco Tucidide:«La felicità dipende dall’essere liberi ma la libertà dipende dall’essere coraggiosi».
Don Gian Maria Comolli