Dibattito in Inghilterra. Triptorelina e pubertà, buone ragioni per ravvedersi

By 5 Marzo 2020Gender

 

Processi in tribunale, i media che incalzano le autorità, l’opinione pubblica che si risveglia: Londra riapre il dibattito sull’opportunità di somministrare ai minori farmaci che bloccano la pubertà.

Le polemiche sul trattamento dei minori transgender occupano da settimane le colonne dei giornali inglesi, anche grazie al coraggio di chi ha iniziato una battaglia legale presso l’Alta Corte contro il Tavistock Gender Identity Development Services (Gids), l’unica clinica britannica autorizzata dal Servizio sanitario a trattare problematiche legate ai disturbi dell’identità di genere. È Keira Bell, la 23enne detransitioner che vuole tornare donna, dopo aver subìto trattamenti ormonali e chirurgici irreversibili, a mostrare il suo volto alle telecamere, raccontando la sua storia, e il londinese Times sta dedicando lunghi servizi all’argomento. Emergono quindi tutte le incertezze e i dubbi sugli ormoni che bloccano la pubertà ai ragazzini, un trattamento definito come «un salto nell’ignoto». Viene messo nero su bianco dalla stessa Gids che «la persistenza dell’identificarsi come trans è fortemente correlata con l’avvio di interventi fisici come i bloccanti dell’ipotalamo», confermando quello che è già scritto da sempre nella letteratura dedicata, e cioè che tutti coloro che iniziano il percorso con i bloccanti poi continuano con la transizione (cioè sempre ormoni cross sex, e spesso chirurgia): quasi nessuno torna indietro, e per questo, ammettono i clinici, la reversibilità del blocco della pubertà è solo presunta, perché nessuno l’ha verificata. Sul Times leggiamo anche dei dubbi sulla consapevolezza dei ragazzini che avviano il processo: come possono veramente capire, a 11-12 anni, che da grandi saranno sterili? Ma c’è di più. Janice Turner il 21 febbraio sempre sul Times spiega che alla Gids all’inizio non prescrivevano i bloccanti ad adolescenti con meno di 15 anni, ma poi «questi farmaci sono diventati una richiesta tanto politica quanto medica: i sostenitori dicevano che chi li negava ai ragazzini era transfobico»: per questo nel 2010 la clinica, cedendo alle pressioni degli attivisti, ha ridotto l’età minima da 15 a 10 anni, pur ammettendo che «non ha idea di come il congelamento della pubertà influisca sul veloce sviluppo mentale degli adolescenti». Intanto il numero dei minori che si sono rivolti alla Gids è aumentato esponenzialmente: dai 77 del 2009 a 2.590 dieci anni dopo, mentre negli ultimi tre anni sono state 35 le dimissioni di medici dalla Gids, spesso per evitare le pressioni degli attivisti di Mermaids, la charity che promuove bloccanti, ormoni e trattamenti chirurgici per minori trans. E ancora Janice Turner chiede di capire «perché la Ferring Pharmaceuticals, che produce la triptorelina (il bloccante la pubertà, ndr) non solo ha supportato finanziariamente un trial del protocollo olandese ma dal 2013 ha donato 1,4 milioni di sterline ai Liberal Democratici, i più accesi sostenitori della autoidentificazione del proprio genere». Solo lo scorso novembre l’azienda ha versato 100mila sterline ai Lib Dem, un partito che nel suo manifesto si impegna a «completare la riforma del Gender Recognition Act per rimuovere i requisiti per i referti medici, eliminare la tassa e riconoscere identità di genere non binarie».

Assuntina Morresi

5 marzo 2020

https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/triptorelina-e-l-ora-di-ravvedersi?fbclid=IwAR1H-4wW3xCvLWWDMKloIbEpG-es81EEmxItOBHx6-9xwBymFR-uEy_NoK4