Toh, dietro i vegani spuntano le multinazionali del cibo artificiale

By 19 Marzo 2020Attualità

Un’inchiesta francese svela che il movimento contro la carne e l’allevamento è sostenuto da finanziatori tutt’altro che disinteressati. «All’inizio, per farla breve, ci sono la Silicon Valley e Bill Gates».

Il movimento vegano è la facciata pulita di una nuova industria mondiale che vuole sostituire l’allevamento degli animali con la produzione di carne artificiale a partire da cellule staminali. I vegani sono in buona fede, ma sono gli utili idioti delle multinazionali alimentari che stanno organizzando l’artificializzazione dell’alimentazione umana, che comporterà l’abolizione non solo degli allevamenti intensivi, ma di ogni forma di allevamento, e dunque l’abolizione dei contadini e del rapporto uomo-natura da essi mediato.

La sensazionale denuncia arriva dal libro di uno sperimentato giornalista d’inchiesta francese, Gilles Luneau, e porta il titolo Steak barbare. Hold-up végan sur l’assiette (edizioni l’Aube). Luneau è co-autore di una mezza dozzina di libri scritti con José Bové, il notissimo politico ecologista e altermondialista francese, eurodeputato dei Verdi per due legislature (dal 2009 al 2019) che si è fatto conoscere per i suoi atti di disobbedienza civile contro coltivazioni Ogm, ristoranti McDonald’s, eccetera.

“ALTRUISMO” PER MODO DI DIRE

Luneau è partito da un’inchiesta sulle aggressioni di commandos vegani contro macellai a Parigi città nella primavera dell’anno scorso. Ha puntato i riflettori sull’associazione L214 per la protezione degli animali, legata al mondo vegano, e ha scoperto che può permettersi 60 dipendenti retribuiti. «Un passo alla volta», ha raccontato in un’intervista a Valeurs Actuels, «sono arrivato all’Open Philanthropy Project, una fondazione per l’”altruismo efficace” che spinge i donatori verso cause ai loro occhi urgenti, importanti e necessarie. Ora, questa piattaforma finanzia ugualmente numerose start-up che lavorano allo sviluppo della carne in vitro o costituita da proteine vegetali».

Proteine vegetali che non arrivano dai campi, ma che tendenzialmente sono prodotte in laboratorio.

«All’inizio, per farla breve, ci sono la Silicon Valley e Bill Gates [i laboratori della Silicon Valley sono quelli che per primi hanno prodotto carne di sintesi e latte non animale, Bill Gates ha definito la produzione di carne sintetica come “la più importante tecnologia del futuro”, ndt]. Mettono in azione la pompa perché ci credono. Si appoggiano all’Open Philanthropy Project, centro di smistamento del denaro che li spinge a investire il loro nella carne artificiale, ma anche nella propaganda in Europa. Il legame è semplice: alimentando il disgusto per la carne nell’opinione pubblica, si fanno passare leggi e l’accettazione dei nuovi prodotti nelle leggi. Alla fine dell’anno scorso nei corridoi del Parlamento europeo è circolato un progetto di tassazione della carne. L’idea ha l’aria di una novità, ma è una fissazione della Fairr, la fondazione di Jeremy Coller, che è anche colui che domina il secondo mercato mondiale [del cibo vegano, ndt]! In Europa, questo britannico orienta tutti gli investimenti “etici” delle grandi imprese attraverso la sua fondazione. Ci troviamo tutte le grandi multinazionali dell’agroalimentare, da Danone a Nestlé!».

ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA

Anche la Tyson, multinazionale agroalimentare da 38 miliardi di dollari di giro d’affari, investe secondo i consigli della Fairr. La quale ostenta una serie di obiettivi sacrosanti, come la lotta contro la somministrazione generalizzata di antibiotici agli animali negli allevamenti, la tracciabilità della carne utilizzata nella grande ristorazione, il miglioramento del benessere animale, eccetera. Coller, che è vegano, si è dato per obiettivo l’abolizione dell’allevamento intensivo nel mondo entro il 2060. Il problema è che gli investimenti che sta facendo, come quelli di Bill Gates, non mirano alla conservazione dell’allevamento tradizionale su piccola scala e cosiddetto biologico, ma alla sostituzione dell’industria agroalimentare attuale con la nutrizione di sintesi, che sarebbe nelle mani delle stesse multinazionali di prima.

LA NUOVA FRONTIERA DEL CAPITALISMO

Luneau nel suo libro denuncia che già una parte di fondi dell’Unione Europea destinati all’innovazione vengono spesi in start-up che sviluppano l’alimentazione artificiale, e che non si scorgono all’orizzonte norme europee che possano regolamentare la creazione di prodotti alimentari attraverso bio-reattori. Per adesso solo gli alti costi di produzione tengono la carne e il latte artificiale fuori dal mercato. Ma i crescenti investimenti nel settore e le proposte di tasse sui prodotti tradizionali mirano a un ingresso vincente sul mercato dei generi alimentari in un futuro che non è lontano.

Il movimento vegano e lo stile di vita post-moderno hanno creato, secondo Luneau, le condizioni culturali per il successo della nuova frontiera dell’economia capitalista:

«Le giovani generazioni sono abituate all’immediatezza, soprattutto nel modo di nutrirsi. Si ordina, si asporta, oppure si clicca e ci si fa consegnare a casa il cibo. La produzione di sostituti della carne risponde a questa generazione che pretende di avere il diritto a tutto, sempre e subito. Bistecca a volontà che esce dalla mia stampante tridimensionale: è una bella tentazione! Forzatamente, la natura è più deludente sotto questo aspetto! Bisogna insegnare a questi giovani militanti che si presentano come ecologisti che la natura ha dei ritmi, che richiede pazienza. Bisogna lasciare il tempo, alle piante come agli animali, di crescere, maturare, morire… In materia di alimentazione, bisogna tornare al “no, non è la sua stagione; no, non è disponibile”».

UNO STRANO ODIO PER IL CORPO

Per Luneau i vegani non hanno nulla a che fare con l’ecologia, ma piuttosto con la sostituzione del reale da parte del virtuale:

«Hanno un rapporto molto particolare col corpo: non lo sopportano. Sono estremamente igienisti e vivono in ambienti sterilizzati a oltranza. Negli Stati Uniti si ritrova questo politicamente corretto del corpo fin dentro alla ridefinizione dei rapporti fra uomo e donna. Bisognerebbe vedere il modo in cui parlano degli animali… è spaventoso. Ne sono disgustati, e alcuni sono arrivati a spiegarmi che erano un freno ai profitti. Dietro al loro ecologismo, questi vegani faticano a nascondere il loro odio per la natura e per i bisogni onnivori del loro corpo. Chiaramente questa offensiva della carne artificiale partecipa della virtualizzazione della società, che essi desiderano in tutti gli ambiti».

Rodolfo Casadei

19 marzo 2020

Toh, dietro i vegani spuntano le multinazionali del cibo artificiale