Perché la Germania stanzia 1.500 miliardi e l’Italia 25? Risponde Corrado Sforza Fogliani: «Abbiamo pochi fondi, li usiamo male e dobbiamo pure aggirare la burocrazia per farlo. Mes? Bisogna stare attenti».
«Il flagello che si sta abbattendo sull’Italia deve spronarci a mettere in discussione uno Stato così pesante e invasivo che non riesce neanche più ad assolvere pienamente alle sue funzioni». È questo, in sintesi, il pensiero di Corrado Sforza Fogliani su come il governo sta gestendo l’epidemia di coronavirus e le sue conseguenze. Liberale di razza, avvocato, giornalista, Sforza Fogliani conosce l’economia in tutti i suoi aspetti essendo presidente del comitato esecutivo della Banca di Piacenza, presidente del Centro studi di Confedilizia, presidente dell’Associazione nazionale fra le banche popolari e membro del comitato di presidenza dell’Abi. «Non solo abbiamo pochi fondi, non solo li usiamo male, ma dobbiamo pure aggirare la burocrazia per stanziarli», spiega a tempi.it.
La Germania ieri ha annunciato uno scudo da 1.500 miliardi per aiutare imprese e famiglie. Il decreto “Cura Italia” prevede invece 25 miliardi. Non sono pochi?
Lo stanziamento del nostro governo è evidentemente esiguo se paragonato a quello di altri paesi europei. Inoltre l’intervento è frazionato in un mare di rivoli. È un provvedimento sbocconcellato, insomma, e di conseguenza insufficiente. Ma questi non sono i difetti più gravi del decreto.
C’è qualcosa di ancora peggiore?
Sì, perché il governo ha sfoderato, come direbbe Luigi Einaudi, tutto il suo armamentario statalista: ci sono infatti provvidenze che sono limitate alle attività statali e non a quelle private. Il decreto rivela poi un’altra cosa.
Che cosa?
Ci saranno una cinquantina di deroghe su 100 articoli. Se per mettere in piedi qualcosa di rapido e di utile bisogna fare decine di deroghe mi viene da pensare che molte norme servono solo alla burocrazia per giustificare la sua esistenza.
Il problema del governo è che stanzia male le risorse o che ne ha poche?
È vero che spesso le stanzia male, ma è evidente che abbiamo una limitata disponibilità di fondi. E non si può sempre ricorrere al debito.
Il premier Giuseppe Conte ha pensato di attingere alle risorse del Fondo salva stati. Cosa ne pensa?
Bisogna stare molto attenti. Accedere al Mes sarebbe improprio perché ci legheremmo le mani completamente e sarebbero altri a decidere le nostre sorti.
L’opposizione propone in compenso di utilizzare i fondi del Mes solo a patto che l’Europa non ci imponga vincoli e riforme come alla Grecia.
Trattare con l’Europa è sempre conveniente ma bisogna fare attenzione: crediamo davvero che l’Ue ci lascerà usare i miliardi del Mes senza imporre di sottostare alle regole del fondo?
Però l’Italia può almeno contare sui 750 miliardi che stanzierà la Bce.
È sbagliato pensare che questi fondi vengano regalati alle banche. Non è così. Inoltre, ci sono troppi regolamenti e normative perché possano essere utilizzati senza problemi per erogare credito. Inoltre, questi fondi non arriveranno prima di giugno. Come diceva Milton Friedman, le somme gettate dall’elicottero non finiscono mai all’economia reale, ma alla finanza mondiale, che è ben altra cosa.
In attesa che le misure facciano effetto come si possono aiutare allora famiglie e imprese?
Noi della Banca di Piacenza abbiamo subito messo a disposizione delle imprese la possibilità di ottenere una moratoria dei finanziamenti con proroga fino a 12 mesi, il massimo possibile. E si può ottenere in pochi giorni anche solo inviando una pec.
E per le famiglie?
C’è un iter abbastanza veloce anche per concedere linee di credito per la liquidità immediata.
Nel decreto del governo non ci sono misure che favoriscono e garantiscono iniziative di questo tipo?
Ci sarebbero anche, forse, ma per ora mancano le norme applicative. I finanziamenti pubblici arrivano sempre molto lentamente, è un classico della burocrazia italiana.
Che cosa ci insegna questa crisi?
Il flagello che si sta abbattendo sull’Italia deve spronarci a mettere in discussione uno Stato così pesante e invasivo che non riesce neanche più ad assolvere pienamente alle sue funzioni. Uno Stato che tassa il lavoro delle persone fino a giugno-luglio a malapena si mantiene. Se lo Stato non riesce ad affrontare queste emergenze straordinarie, e spesso neanche quelle ordinarie, vuol dire che bisogna cambiare qualcosa. L’equilibrio di finanza pubblica ha raggiunto ormai un punto inaccettabile.
Tutta questa crisi però la deve gestire lo Stato.
Per forza: la scuola privata la contrastano, la sanità privata la contrastano. Come fa il privato a organizzarsi in due o tre giorni per far fronte a eventi eccezionali? Resta solo lo Stato, che però arranca.
Pensa che il governo abbia gestito male la lotta al coronavirus?
Mi dà fastidio che adesso venga demonizzato il dibattito, che dovrebbe essere il sale della democrazia, che ogni contrasto o dubbio o critica sui provvedimenti venga tacciata di antipatriottismo. Nelle emergenze la libertà corre pericoli: il confronto delle idee non dovrebbe essere utile?
Le attività produttive le avrebbe chiuse?
No, non ci sono provvedimenti igienico-sanitari che richiedano la chiusura delle attività produttive. Bisogna far rispettare le norme e i criteri, certo, ma in questo caso non è stata data alcuna alternativa. Io però so bene che spesso un’azienda che interrompe l’attività poi non riapre più.
Leone Grotti
25 marzo 2020
«L’epidemia ci insegna che uno Stato così pesante non è più sostenibile»