Il “molto” della Chiesa volutamente non citato
Ho letto con estrema amarezza l’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 23 marzo 2020 intitolato: “La ‘pigrizia’ di aiuto della Chiesa cattolica” a firma di E. Bofano e F. Di Giacomo, che come si nota dal titolo, aveva l’obiettivo di screditare l’operosità della Chiesa Cattolica Italiana anche in questo drammatico periodo, limitando furbescamente l’attenzione del lettore unicamente ai fondi del 8×1000. Ne esce l’immagine di una Chiesa disinteressata alla tragedia nazionale: “…anche se sarebbe sbagliato spingersi a dire che Bergoglio predica bene ma il suo gregge razzola male, si comincia a intravedere una certa pigrizia (chiamiamola pure così, si tratta pur sempre di un “vizio capitale”) nelle gerarchie che guidano la Conferenza episcopale italiana: i vertici della nostra Chiesa”. E, per giustificare la loro affermazione, Bofano e Di Giacomo, evidenziano nebulosamente le cifre dell’8×1000 donate dalla Chiesa Valdese e dai buddisti, tralasciando totalmente l’attività di “supplenza del pubblico” che la Chiesa Cattolica sta svolgendo anche oggi. E, poi una conclusione che assurda, definendo l’8×1000: “…la generosità degli italiani che oggi vivono in una situazione gravissima”. Come purtroppo è abitudine, anche le parole sono spesso volutamente strumentalizzate, poiché l’8×1000 non è una donazione volontaria, quindi frutto di una generosità, ma una tassa obbligatoria. Di conseguenza è indebito parlare di generosità. Il cittadino può solo determinare a chi destinarla: Stato, Chiesa Cattolica, alle altre confessioni religiose… Per questo, è un atto di fiducia e non di generosità. E, a questa fiducia, la Chiesa Cattolica risponde ordinariamente con le “persone” circa 32mila sacerdoti oltre centinaia di religiosi e religiose e le “strutture”, in particolare le parrocchie; circa 26mila con una distribuzione capillare molto differenziata in rapporto al territorio e alla popolazione. E, spesso, sono gli unici avamposti di “socializzazione e di aggregazione” in luoghi altamente disagiati e disgregati, soprattutto nelle grandi metropoli. Molteplici sono le attività che svolgono non solo a livello liturgico e di evangelizzazione ma di promozione umana. Si pensi, ad esempio, alle attività per ragazzi, adolescenti e giovani mediante l’oratorio sempre aperto, i grest e i campi estivi. Come pure non possiamo scordare le Caritas presenti nella maggioranza delle parrocchie che offrono dal cibo al pagamento delle bollette. Già Indro Montanelli, in tempi non sospetti, affermava che dove nessuno riesce ad arrivare, là troviamo sempre la Chiesa. A questo, si aggiungono circa 300.000.000 di euro per interventi caritativi internazionali, nazionali e diocesani, oltre i progetti delle singole parrocchie, dei movimenti e dei gruppi ecclesiali.
Dopo questa doverosa premessa vediamo se la Chiesa Cattolica in questo tempo “razzola male” come sostengono Bofano e Di Giacomo. Per rispondere a questa bufala potrei citare un lunghissimo elenco di iniziative; lo spazio non me lo permette, quindi ne citerò solo alcune partendo però dalle “persone”.
Centinaia di suore stanno rischiando la propria vita con abnegazione, per stare accanto a questi malati fin dove è possibile negli ospedali, e soprattutto presso le abitazioni dove molti sono segregati, e qualche decina di religiose sono già morte. Anche centinaia di religiosi e sacerdoti diocesani, anche in questo momento, non hanno rinunciato “all’odore delle pecore”. E, così, 70 sacerdoti, oltre 30 religiosi, sono morti e decine sono ricoverati in terapia intensiva in condizioni gravissime. E’ vero che alcuni erano anziani e il coronavirus ha solo velocizzato la loro fine, molti invece sono stati contagiati perché non hanno abbandonato le loro pecore: malati, fragili, vulnerabili, famiglie in lutto… E la quasi totalità dei ricoverati hanno 50/60/70 anni. Mentre, e scusate la franchezza, non mi sembra che i valdesi e i buddisti, mostrati dai due giornalisti come esempi eccellenti, abbiano subito delle perdite per stare accanto ai loro greggi. Forse mi sbaglio, ma nel web non ho trovato nulla.
Basterebbero questi morti o malati gravi per testimoniare l’impegno della Chiesa Cattolica, ma questa Istituzione sta svolgendo una funzione sussidiaria per assicurare una presenza laddove le strutture pubbliche non riescono ad arrivare perché, cari giornalisti, i soldi non risolvono tutti i problemi: serve un pasto caldo e un ricovero per chi è rimasto solo e non è autosufficiente, strutture di quarantena, luoghi di alloggio per operatori sanitari che provengono dall’estero o non possono rientrare in famiglia, luoghi di accoglienza per quanti escono dal carcere a fine pena e si trovano senza alternative… Interventi destinati a prolungarsi nel tempo; e la Chiesa Cattolica non poteva non esserci. Si legge nel sito della Conferenza Episcopale Italiana. “Molte Diocesi italiane – a partire dalle più provate dall’emergenza – già hanno aperto le porte: Bergamo ha messo a disposizione di medici e infermieri 50 camere singole del Seminario, altre 10 le ha offerte Lodi e così Roma e Taranto; Cremona ha reso disponibili 25 posti per operatori sanitari che dopo il lavoro non possono rientrare in famiglia per non mettere a rischio i familiari; Crema ospiterà 35 medici cinesi che verranno a supporto dell’ospedale cittadino e di quello da campo. Altre diocesi – Brescia, Roma, Tricarico, San Marco Argentano-Scalea, Reggio Calabria, Cassano allo Jonio, Siracusa… – hanno offerto le proprie strutture per l’accoglienza di persone in quarantena o si accollano il pagamento alberghiero di pazienti che possono uscire dall’ospedale (Bergamo), liberando posti. Altre – Milano, Rimini, Lanusei… – hanno messo a disposizione strutture per la Protezione Civile. Altre stanno dando ospitalità a persone senza fissa dimora: Pavia, Lodi, Gorizia, Belluno-Feltre, Piacenza, Parma, San Marco Argentano-Scalea, Bari-Bitonto, Nardò-Gallipoli, Cerignola-Ascoli…” (https://www.chiesacattolica.it/le-strutture-diocesane-per-la-protezione-civile-i-medici-e-le-persone-in-quarantena/).
Ancora. Le Oblate di Avellino e le Benedettine di Mercogliano hanno già confezionato oltre centomila mascherine donandole alla cittadinanza. La Diocesi di Milano ha istituito il “Fondo San Giuseppe” mettendo a disposizione 2 milioni di euro, che con gli altri 2 offerti dal Comune, servono ad aiutare quanti stanno perdendo il lavoro. Il vescovo di Crotone-Santa Severina ha donato alla Asp cittadina 5 ventilatori polmonari, la Conferenza episcopale pugliese ha devoluto 15mila euro per rafforzare la terapia intensiva negli Ospedali regionali e stanziato un contributo di cinquemila euro anche per ciascuno degli Ospedali della regione. La diocesi di Novara ha messo a disposizione 60mila euro per l’ospedale della città, quella di Vittorio Veneto ha lanciato una raccolta fondi per l’ospedale aprendola con 10 mila euro, l’arcidiocesi di Agrigento ha dato 30mila euro al reparto di terapia intensiva dell’ospedale del capoluogo… Ma andate a visitare i siti internet delle singole diocesi e ne troverete centinaia di progetti di solidarietà piccoli e grandi. Lo stesso stanno facendo tantissime parrocchie. Ovviamente, se monetizziamo tutto ciò, corrisponde a milioni di euro, senza scordare che questi soldi si vanno ad aggiungere agli interventi dei tempi normali che non sono stati cancellati.
Insoddisfatti, Bofano e Di Giacomo, hanno proseguito con sprezzante ironia riferendosi ai vescovi: “E magari si preparino a dichiarare, come ha fatto il presidente dei vescovi spagnoli, che ‘sono a disposizione del governo sia le opere sia le risorse’ della Chiesa”. Per quanto riguarda le istituzioni sanitarie cattoliche, la Chiesa e gli Ordini Religiosi, non ha atteso i suggerimenti dei due giornalisti, poiché molte sono già in prima linea da settimane, ma di questo vi racconterò la prossima volta essendo un argomento che merita particolare approfondimento e attenzione.
Vorrei ricordare ai due giornalisti che se la pigrizia è un vizio capitale, l’informazione lacunosa, ideologica e strumentale è un’evidente smentita della deontologia professionale che dovrebbe guidare ogni professionista nella sua attività quotidiana.
Don Gian Maria Comolli