Prima o poi ci stanno arrivando tutti: il modello di lotta all’epidemia che è stato adottato dalle democrazie asiatiche, soprattutto dalla Corea del Sud (di cui avevamo parlato qui), permette di combattere la diffusione della malattia senza paralizzare l’intero Paese. L’Italia avrebbe già la tecnologia necessaria, ma è bloccata da una serie di rigidità burocratiche e probabilmente anche ideologiche che non permettono di usarla al meglio. Da ultimo, è il senatore Giuseppe Valditara (giurista e senatore di An, PdL e infine Fli) a promuovere un appello pubblico per adottare la miglior strategia finora testata sul terreno. All’appello hanno già aderito 100 giuristi, medici, biologi e scienziati.
Il prof. Gianfranco Battisti, docente emerito di Geografia all’Università di Trieste, studioso di geopolitica, ha una visione realistica di come andranno le cose dopo il corona-virus e concorda nel ritenere che niente sarà come prima. L’ampiezza dei suoi interessi e delle sue ricerche lo mettono in grado di spaziare nei vari settori della vita pubblica e di collegarli in un quadro d’insieme. Proprio di questo c’è bisogno ora e per questo gli abbiamo posto alcune domande sugli snodi più impegnativi (e drammastici) del momento storico che stiamo vivendo.
Primo presidio sanitario, nelle farmacie si vede il meglio e il peggio dell’umano. L’appello e la raccolta fondi promossa dal Banco farmaceutico.
“Siamo in guerra” è il refrain. Finora si sono viste proposte abbastanza estreme da spietati mercanti e da mamme-chiocce. O tutti al lavoro, a mangiare la pizza e ad abbracciare i cinesi, o tutti chiusi in casa, prima in Lombardia, poi in tutta Italia. Se fosse un film si chiamerebbe “Zero sfumature di grigio”.
Prosegue l’impegno della Chiesa italiana nella lotta alla pandemia. Il nuovo stanziamento, sempre tratto dai fondi 8xmille, si aggiunge a centinaia di iniziative locali e sosterrà tre ospedali.
Il prof. Gianfranco Battisti, docente emerito di Geografia all’Università di Trieste, studioso di geopolitica e Collaboratore del nostro Osservatorio,[1] ha una visione realistica di come andranno le cose dopo il corona-virus e concorda nel ritenere che niente sarà come prima. L’ampiezza dei suoi interessi e delle sue ricerche lo mettono in grado di spaziare nei vari settori della vita pubblica e di collegarli in un quadro d’insieme. Proprio di questo c’è bisogno ora e per questo gli abbiamo posto alcune domande sugli snodi più impegnativi (e drammastici) del momento storico che stiamo vivendo.
“A data da destinarsi” non è soltanto un modo di dire; nel tempo particolare che stiamo attraversando, è diventato anche un modo di pensare. Perfino il periodo di efficacia,o di durata, dei provvedimenti che il governo, con cadenza quasi giornaliera, emette, vengono intesi indicativamente.
A cento anni dalla nascita e quindici dalla morte, decine di iniziative commemorative erano programmate da mesi in tutta italia per rendere omaggio alla memoria di uno dei pontefici più amati della storia. Poi il lockdown anti-contagio ha rinviato le celebrazioni