Il direttore di InBlu Radio e del canale televisivo della Cei. «C’è un “contagio virtuoso” che noi documentiamo. La Messa del Papa che fa il 10% testimonia una nuova forte voglia di comunità unica».
L’epidemia da coronavirus ha accelerato la crisi della globalizzazione. La tentazione delle maggiori potenze è sfruttare appieno le sue conseguenze.
«Oh non si dubiti, che bene andrà!»: l’assicurazione è di Figaro al conte Almaviva dopo aver concertato il piano per arrivare nell’abitazione di Rosina e soprattutto dopo aver concordato un buon compenso pecuniario. Siamo nel primo atto del Barbiere di Siviglia, ma questa volta senza comicità perché l’assicurazione di Figaro è troppo simile alle assicurazioni incoraggianti sulla lotta al Coronavirus “#Andràtuttobene!” e la somiglianza rischia di relegare le scritte odierne a luogo comune senza una reale consistenza.
L’esperienza di un medico dell’ospedale Sacco di Milano, tra i malati dove è scomparso perfino il lamento.
In Scozia hanno cominciato a registrarsi i primi morti di Coronavirus, e la preoccupazione ha cominciato a diffondersi anche in questo remoto angolo d’Europa. Il Governo locale sta provvedendo ad aumentare il numero di posti di terapia intensiva, che in una regione che ha la metà degli abitanti della Lombardia può disporre di 700 posti. All’inizio dell’epidemia tali posti in Lombardia ricordiamo che erano 400.
Così non fa tutte. Sospendere le Messe con concorso di popolo in Italia è stato facile. Quasi scontato, dato che nell’episcopato italiano non si sono levate voci dissonanti per cercare di trovare altre soluzioni che conciliassero la partecipazione dei fedeli al Sacrificio Eucaristico con le esigenze di tutela della salute. «Le messe vanno sospese. E’ una questione di carità. Punto», si ripete a gran voce per giustificare un provvedimento senza precedenti. Ma è possibile rimettere in discussione questo corollario?
La prospettiva di una globalizzazione che, lasciata solamente alla sua dinamica spontanea, tende ad accrescere e approfondire le diseguaglianze, contro ogni giustizia di prossimità responsabile e di sussidiarietà comunitaria, sollecita un profondo ripensamento etico del legame sociale.
Non pochi fedeli palermitani stanno chiedendo in questi giorni l’intercessione della loro patrona, santa Rosalia († 4 settembre 1170), per essere liberati dal coronavirus. La notizia ha ricevuto in Italia l’attenzione del quotidiano La Stampa ed è stata ripresa oltremanica dal Guardian. Al di là dell’aspetto e dei commenti giornalistici odierni, quello che fu il più noto miracolo per intercessione della Santuzza – la fine della peste che colpì Palermo tra il 1624 e il 1625 – ci ricorda che la storia della Chiesa è una miniera enorme di esempi di fede e carità che possono tornare utili anche per affrontare l’emergenza in corso.
La proposta di estendere la legge Mancino dalle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi agli aspetti legati all’orientamento sessuale o alle questioni di genere è da considerarsi controproducente e antiscientifica e per tale motivo da
respingere.