No, non sarà solo una grave crisi economica e sociale, non genererà solo miseria e volontà di ricostruzione, non cambierà solo gli assetti politici e il rapporto tra potere e cittadini; non inciderà solo sulle relazioni, i viaggi, la globalizzazione, il rapporto tra le generazioni. Dall’emergenza mondiale alle prese col mistero dei virus avverrà la Mutazione, qualcosa di profondo, globale, radicale.
«Oggi vorrei che pregassimo per tutti coloro che lavorano nei media, che lavorano per comunicare oggi, perché la gente non si trovi tanto isolata; per l’educazione dei bambini, per l’informazione, per aiutare a sopportare questo tempo di chiusura». È perché si svolga davvero il servizio della comunicazione e dell’educazione — non lasciando isolate le persone, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia — che Papa Francesco ha offerto mercoledì mattina, 1º aprile, la messa trasmessa in diretta streaming dalla cappella di Casa Santa Marta.
Alberto Arbasino, tra le icone del mondo della cultura italiana dell’ultimo secolo, è morto domenica 22 marzo all’età di 90 anni. Elogi e commozione sono giunti da ogni dove. In piena emergenza da Covid-19, anche il presidente Mattarella ha voluto ricordare chi «ha impresso un segno nella letteratura italiana del Novecento lasciando un vuoto». È curioso però che in tanti anni nessuno abbia mai avuto il coraggio di fare un benché minimo appunto alla sua sterminata produzione letteraria. A tutti gli effetti l’intellettuale di Voghera risulta (trasversalmente) un intoccabile.
Pensavo che l’incubo in cui siamo finiti da un mese ci concedesse almeno una tregua dai focolai di livore, cecità ideologica e faziosità che abitualmente accompagnano la nostra vita normale. Speravo che la solidarietà comunitaria richiesta in momenti come questi, la carità di patria, l’interesse superiore della salvezza collettiva, lasciasse indietro ogni sussulto di falsificazione vistosa della realtà e distorsione clamorosa della verità. E invece l’idiozia militante non si è presa una pausa neanche col contagio, i morti e le restrizioni.
Non è mai troppo chiaro quando finisce un’epoca e ne inizia un’altra. Per sistemare la vita degli uomini e delle società abbiamo sempre utilizzato artifizi utili a misurare il tempo. Fasi storiche e cicli economici, regni e dinastie, guerre e rivoluzioni ci hanno consentito di capire e governare le cose nuove e comprendere il valore delle influenze che si producono e riproducono costantemente. Tempi lenti, spesso, in un mondo molto grande e dalle grandi distanze.
Appena qualche giorno fa, causa la crisi da coronavirus, il governo del Regno Unito aveva autorizzato temporaneamente la possibilità di effettuare aborti a casa. Le proteste sono subito montate subito tanto che il giorno dopo il governo di Boris Johnson ha dovuto fare marcia indietro. Il comunicato del governo è scomparso dal sito e un portavoce del Dipartimento della Salute e dell’Assistenza Sociale ha detto al giornale The Independent che “Questo è stato pubblicato per errore. Non ci saranno modifiche alle norme sull’aborto”.
Posso assicurarle, gentile e caro amico, che anche in questo tempo di pandemia nessuno in Italia sta imponendo una presunta «prassi più igienica e pulita» di sepoltura. Sono state richieste non poche cremazioni, ma la grande maggioranza delle persone e della famiglie chiede una sepoltura che potrà esserci solo a emergenza finita.
Se qualcuno ha ancora dubbi sul terribile, funesto e vero volto dell’ideologia radicale, glieli dissipiamo noi.
Il coronavirus sta mettendo alla prova il vecchio continente sotto il profilo sanitario, sociale, economico, istituzionale. Per un giudizio più articolato occorre però entrare nei meccanismi che regolano i rapporti Ue-Stati membri, soppesare quanto ha fatto l’Unione – e ciò che resta da fare – verificando le responsabilità in capo ai governi nazionali. Con un occhio particolare alla situazione italiana.
Intervista con il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, sulla testimonianza di San Giovanni Paolo II, nel 15.mo della morte, il 2 aprile del 2005.