La crassa insensibilità degli argomenti degli editorialisti del New York Times è stupefacente

Appena qualche giorno fa, causa la crisi da coronavirus, il governo del Regno Unito aveva autorizzato temporaneamente la possibilità di effettuare aborti a casa. Le proteste sono subito montate subito tanto che il giorno dopo il governo di Boris Johnson ha dovuto fare marcia indietro. Il comunicato del governo è scomparso dal sito e un portavoce del Dipartimento della Salute e dell’Assistenza Sociale ha detto al giornale The Independent che “Questo è stato pubblicato per errore. Non ci saranno modifiche alle norme sull’aborto”.

Evidentemente questo fatto deve aver molto colpito e impensierito la crème culturale, o sedicente tale, dell’importante giornale progressista statunitense The New York Times tanto da indurli a pubblicare un editoriale a nome niente di meno che dell’Editorial Board. Questo è formato da un gruppo di stimati giornalisti opinionisti esperti in vari settori. Come dire, il meglio del meglio dell’autorevole giornale statunitense.

Questi opinionisti sono preoccupati delle morti che arriveranno (speriamo di no) a causa del coronavirus? Noooooo!!!!! Sentite di cosa sono preoccupati e come esprimono questa preoccupazione.

Scrivono in questo loro editoriale:

“Non è una novità per i politici anti-aborto cogliere ogni scusa per cercare di limitare l’autonomia del corpo delle donne, ma viene toccato un nuovo minimo [quando si cerca di] sfruttare una pandemia che è già costata centinaia di vite americane, e ne minaccia molte altre migliaia.

Nei giorni scorsi, i leader di diversi stati – tra cui Texas, Ohio e Louisiana – hanno spinto a chiudere le cliniche per l’aborto o a limitare gravemente l’accesso, sostenendo che l’aborto è una procedura non essenziale che dovrebbe essere ritardata.

La parte ‘non essenziale’ è una sciocchezza evidente e il ritardo un tentativo trasparente di mettere l’aborto fuori dalla portata di chi ne ha bisogno. Come hanno notato diversi importanti gruppi di assistenza sanitaria in una dichiarazione congiunta la scorsa settimana: ‘L’aborto è una componente essenziale dell’assistenza sanitaria globale. È anche un servizio sensibile al tempo per il quale un ritardo di diverse settimane, o in alcuni casi di giorni, può aumentare i rischi o potenzialmente renderlo completamente inaccessibile. Le conseguenze dell’impossibilità di ottenere un aborto hanno un profondo impatto sulla vita, la salute e il benessere di una persona’.

Questi leader dello Stato sanno che una volta che una clinica per aborti chiude per un periodo significativo, diventa difficile riaprire.” (…) 

A questo punto, ecco la soluzione che è simile a quella che il governo del Regno Unito stava per prendere:

“Ma questi sforzi sottolineano un problema reale per le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva nel mezzo di questa crisi: Molte più cure devono poter essere prestate da casa.

Gli esperti dicono che la maggior parte dei pazienti che cercano il controllo delle nascite e anche gli aborti eseguiti con i farmaci possono farlo in modo sicuro senza doversi recare in una struttura sanitaria. Ma ci sono ostacoli politici e normativi che devono essere superati per rendere possibile un accesso diffuso all’assistenza sanitaria riproduttiva a casa”.

Come noto, la pandemia costringe le famiglie a stare chiusi in casa, e questo potrebbe essere anche un’occasione di maggiore intimità, e di …. Infatti, i nostri opinionisti continuano: “Nelle prossime settimane, le gravidanze indesiderate potrebbero aumentare a causa di persone bloccate nelle loro case, potenzialmente senza un accesso costante al controllo delle nascite. Tra coloro che sceglieranno di abortire – in America ci sono stati circa 860.000 aborti nel 2017 – un numero crescente di persone potrebbe non essere in grado di ottenere questi servizi, sia a causa dei pericoli del viaggio (sia per i pazienti che per chi pratica l’aborto), sia per la crescente incapacità di permettersi la procedura o per la necessità di prendersi cura dei bambini e degli altri membri della famiglia che sono costretti a casa”.

Avete notato con quanta nonchalance questa élite culturale parla di 860.000 aborti, cioè di quasi un milione di vite umane soppresse?

“La posta in gioco di qualsiasi interruzione dell’assistenza sanitaria riproduttiva è sempre alta, soprattutto durante una crisi. La mancanza di un tempestivo accesso all’aborto, in particolare, minaccia la salute e la stabilità economica delle donne e delle famiglie in un momento in cui così tante persone stanno perdendo il loro reddito e la loro assicurazione sanitaria.

Ma non ci deve essere un’interruzione. Ci sono misure che gli Stati e il governo federale possono prendere ora per garantire che le donne ricevano le cure di cui hanno bisogno. Qui ce ne sono alcuni.”

Come si vede, gridano che non ci deve essere una interruzione della pratica abortiva. E che si fa? Semplice, si rendono disponibili per posta le pillole per l’aborto. Per posta!!!!

“Gli aborti farmacologici, approvati dalla Food and Drug Administration (o FDA, è l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ndr) fino a 10 settimane di gravidanza, sono già popolari e rappresentano circa il 40% di tutti gli aborti [fatti] oggi nel paese. Questo numero sarebbe molto probabilmente ancora più alto se non fosse per un regolamento F.D.A. vecchio di un anno sul mifepristone – il primo dei due farmaci che vengono presi durante un aborto farmacologico – che richiede ai pazienti di ottenere il farmaco in una clinica o in un ospedale dopo che è prescritto da una persona abilitata. (I pazienti vengono poi inviati a casa con una dose di misoprostolo, che inizia il processo di sanguinamento attivo).

La F.D.A. dice che il regolamento, noto come REMS (risk evaluation and mitigation strategy), è necessario “per garantire che i benefici del farmaco superino i suoi rischi”. (…)

Data la pandemia di coronavirus, spetta all’F.D.A. allentare la regolamentazione del mifepristone, almeno temporaneamente. (…)

Purtroppo, 18 stati vietano efficacemente la cura dell’aborto tramite la telemedicina – misure che dovrebbero essere revocate, almeno per il momento.”

Certo è impressionante con quanta insensibilità queste persone, questi opinion maker, si occupino di pratiche che portano allo soppressione di centinaia di migliaia di vite umane, parlando astrattamente di diritti, di “autonomia del corpo della donna”, di “salute riproduttiva” quando di riproduttivo non vi è un bel nulla, visto che è proprio il “frutto” della riproduzione, cioè l’essere umano, che viene fatto fuori.

E la cosa è ancora più impressionante perché quello che sta accadendo in Italia ed altrove, le morti ed i drammi, non sta insegnando nulla. Ma proprio nulla.

Ieri sera in tanti abbiamo pregato in maniera accorata con Papa Francesco il Signore perché allontani da noi questa terribile “pestilenza” del coronavirus. Abbiamo pregato che sia il più possibile allontanato da noi lo spettro della morte, che riguarda tutti, nessuno escluso, in particolare coloro che hanno una certa età.

Eppure, tutti questi padri, figli, nonni che ci vengono portati via dal coronavirus dovrebbero far riflettere sul senso della vita, su cosa si intenda per essere umano, su quale mistero si celi dietro e dentro il corpo di una persona. E invece, niente. Dinanzi a tanta morte, dinanzi a tanti lutti avvenuti ed a venire, questi signori di cosa si preoccupano? di apportare, anzi, di garantire ulteriore morte.

Ecco la risonanza magnetica più dettagliata di un bambino non ancora nato.

A sole 20 settimane, si muove, gira la testa e scalcia.

Si vede anche il suo cuore che batte.

La vita umana è un miracolo.

La crassa insensibilità degli argomenti degli editorialisti del New York Times è stupefacente