Nel mezzo dell’epidemia «più grave dell’ultimo secolo in Francia» il ministro della Salute pensa a come «facilitare l’aborto: il ricorso è in calo e questo è inquietante»
Sembra che garantire l’accesso all’aborto in questi tempi di emergenza a causa del coronavirus sia la priorità per alcuni media, politici e lobby di tutto il mondo occidentale. Dopo l’editoriale del New York Times che invocava negli Stati Uniti l’aborto a domicilio dopo un consulto telefonico con il medico e l’approvazione della misura senza precedenti da parte del governo britannico, anche il Parlamento francese invoca un intervento legislativo per rendere l’aborto disponibile al 100 per cento anche in quarantena.
«CI SONO MENO ABORTI: È INQUIETANTE»
La senatrice socialista Laurence Rossignol è tra i politici più attivi in questo campo in Francia. Dopo aver dato il suo appoggio alla tribuna uscita su Le Monde per chiedere l’aborto farmacologico a domicilio, ha domandato al ministro della Salute, Olivier Véran, quale sia la situazione dell’interruzione di gravidanza nel paese in questo periodo. Il ministro ha risposto: «Ancora prima dell’uscita della tribuna su Le Monde avevo cominciato a informarmi. Le informazioni sul campo attestano in effetti che il ricorso all’aborto è in calo e questo è un dato inquietante».
Già è preoccupante che un ministro della Salute, nel bel mezzo «dell’epidemia più grave dell’ultimo secolo in Francia», pensi all’aborto invece che a salvare la vita dei francesi. Ma viene anche spontaneo chiedersi come si possa definire «inquietante» la diminuzione degli aborti. Non era proprio la paladina delle donne Simone Veil a pronunciare questo discorso nel 1975, anno della depenalizzazione dell’aborto in Francia, all’Assemblea Nazionale: «Lo dico con tutta la mia convinzione: l’aborto deve restare un’eccezione, l’ultimo ricorso per situazioni senza speranza. Altrimenti come potremmo tollerarlo? Nessuna donna è felice di ricorrere all’aborto. È sempre un dramma e sempre resterà un dramma. Nessuno può provare soddisfazione profonda nel difendere un testo simile su questo tema: nessuno ha mai contestato che l’aborto sia un fallimento e un dramma».
«NON L’HO RESPINTO IO!»
Come può alla luce di queste parole un ministro della Repubblica francese definire «inquietante» la diminuzione degli aborti? Invece che farsi queste domande, il ministro Véran ha continuato, proponendo: «È fuori di dubbio che l’epidemia restringe il diritto all’aborto nel nostro paese. Durante la quarantena, gli aborti farmacologici devono essere incoraggiati e facilitati, garantendo la libera scelta delle donne. La telemedicina deve essere promossa sia per il primo consulto medico che per il secondo dopo l’ingestione della pillola abortiva».
Il ministro ha anche aggiunto che il governo di Emmanuel Macron penserà seriamente se prolungare a dieci settimane il periodo in cui si può ricorrere a un aborto farmacologico contro le nove attuali. Ma la senatrice socialista ha ribattuto piccata: «Avevo già presentato un emendamento in questo senso, ma voi l’avete respinto!». E il ministro, che evidente reputa un’accusa gravissima quella di non aver prontamente esteso l’accesso all’aborto farmacologico, anche perché quello chirurgico è accessibile fino al nono mese, si è giustificato: «Non l’ho respinto io!». «Ma l’ha fatto il ministro Pénicaud in suo nome! Che il governo non abbia accettato di derogare al codice della salute è davvero disdicevole».
CORONAVIRUS IN CARCERE?
A tal punto è arrivata la battaglia sull’aborto in Francia, che in 45 anni è passato da «ultimo ricorso» a «diritto fondamentale delle donne», che nessuno può «intralciare» od ostacolare. Chi cerca di «dissuadere una donna dall’abortire», anche pubblicando su internet informazioni su strade alternative, può infatti incorrere in una sanzione fino a due anni di carcere e 30 mila euro di multa. Parigi ha anche abolito l’obbligo di riflessione di sette giorni tra il colloquio con un medico e quello con un secondo medico perché «stigmatizza le donne che hanno già deciso». Resta invece un obbligo di riflessione di due settimane per quelle donne che vogliono rifarsi il seno.
Ma evidentemente non è abbastanza. Una media di 220 mila aborti all’anno in Francia non è sufficiente, bisogna impedire a tutti i costi che l’epidemia intralci l’eliminazione dei bambini indesiderati. Forse il governo approverà una legge per incarcerare anche il coronavirus.
Leone Grotti
3 aprile 2020
Francia, meno aborti a causa dell’epidemia. Per il governo «è inquietante»