La generazione che il virus si sta portando via dentro il silenzio straziante delle nostre città è fatta, in larga parte, di coloro che hanno visto la guerra e vissuto la difficile fase della ricostruzione. Gli ultrasettantacinquenni, quelli nati prima del 1945. Ci hanno parlato a lungo, nei loro ricordi, della povertà e semplicità della loro infanzia, della normalità del coraggio che occorreva per attendere la fine del conflitto, dell’angoscia con cui si partiva mettendo tutte le proprie cose dentro una valigia per andare a cercare fortuna al Nord, oppure all’estero. Della passione con cui ci si schierava politicamente di qua o di là, per tutta la vita, con un mondo diviso in due e con l’incubo della bomba atomica.
Le cronache hanno riferito di diversi episodi di Messe interrotte o di sacerdoti multati e in alcuni casi vescovi. Un dato balza all’occhio: le irruzioni delle forze dell’ordine in chiesa dimostrano che il chiarimento del Viminale del 27 marzo scorso e la
successiva specificazione sul sito degli Interni non solo non hanno fermato le incursioni in chiesa, ma semmai sono serviti ad aumentarle. E’ il segno che – nonostante ciò che dice il presidente dei vescovi – quello di rinunciare alle Messe e di rendere sempre più proibitivo l’ingresso in chiesa sia una decisione che prim’ancora che dal governo è stata voluta dai vescovi i quali sono i veri promotori della prima e autoprodotta “eclissi sacramentale” di Pasqua della storia della Chiesa.
La cattività prolungata genera cattivi pensieri. Di chi la subisce, di chi la decreta. Malus mala cogitat, chi vive male pensa male, potremmo tradurre. Così in dormiveglia, tra la notte e l’alba, ho avuto un incubo. Ho visto, ho pensato, ho sognato – non so dire bene – dove avrebbe portato la lunga detenzione per ragioni sanitarie: a un regime totalitario mai visto che arrivava a privare i cittadini delle libertà più elementari e non ammetteva alcun dissenso nel nome della suprema emergenza sanitaria. Negati i diritti principali, che precedono perfino quelli democratici: uscire di casa, passeggiare, incontrare familiari ed amici, abbracciarsi, vivere all’aperto, andare a messa. Veniva poi spenta ogni attività produttiva, distrutta ogni possibile forma di lavoro, di ricreazione, dalla lettura al caffè; solo distrazioni centralizzate e controllate, perché somministrate dalla rete e dal web direttamente ai domiciliari.
La struttura demografica dell’Unione Europea e il suo sviluppo hanno enormi conseguenze per i suoi cittadini in una serie di settori, tra cui: economia, mercato del lavoro, protezione sociale, ma anche equità intergenerazionale, assistenza sanitaria,
pensioni, ambiente, cibo e nutrizione e persino futuri risultati elettorali. L’impatto è già notevole e determinerà anche il futuro ruolo dell’UE nel mondo. Dunque, la demografia segnerà sempre più il destino dell’intera Europa, piaccia o meno.
Non vorremmo che la censura colpisse chi avanza critiche all’operato del Governo e dei suoi “esperti”.
Dopo due anni di calvario, l’Alta corte di Canberra ha prosciolto stamattina l’ex tesoriere del Vaticano dalle accuse di abusi sessuali. Pell si trovava in carcere dal febbraio 2019. Tempi l’ha sempre difeso: ecco perché questo epilogo era inevitabile.
C’è un giudice a Brisbane. Anzi, ce ne sono sette. Il verdetto dell’Alta Corte, infatti, è stato unanime: annullata la condanna a sei anni per abusi sessuali e assolto Pell da tutte le accuse. Il cardinale è tornato in libertà dopo 404 giorni di – a questo punto lo si può dire – ingiusta detenzione. La sentenza è stata pronunciata nell’aula 5 del Commonwealth Law Courts Building di Brisbane quando in Italia erano da poco superate le due di notte.