L’Alta Corte australiana ha prosciolto il card. George Pell dalle accuse di pedofilia dopo 404 giorni di carcere. Papa Francesco gli ha dedicato la Messa.
I nostri giornalisti democratici obamiani invitano Trump a «occuparsi della tenuta sociale degli Stati Uniti». Ma hanno presente l’Italia del loro Giuseppi.
L’appello di cento Ong ai governi europei: “L’aborto sia considerato un servizio essenziale”. In campo pure Saviano e la Boldrini che chiedono al ministro Speranza di dare il via libera all’interruzione di gravidanza a domicilio.
Ragionevoli dubbi sulla “sessuomania satanica” del clero. La resa del Papa e la condanna, d’ora in poi, preventiva.
L’Organizzazione mondiale della sanità stima che circa 7 milioni di persone muoiano ogni anno a causa dell’esposizione a particelle fini in aria inquinata che penetrano in profondità nei polmoni e nel sistema cardiovascolare. L’inquinamento atmosferico non conosce confini ed esistono molti esempi di politiche di successo, orientate a ridurlo in ambito industriale ed energetico, nei trasporti e nella pianificazione urbana, nelle filiere agroalimentari, nel consumo individuale e nella gestione dei rifiuti. L’inquinamento dell’aria che tutti gli abitanti del pianeta respirano è un killer invisibile; desta un assai minore allarme nell’opinione pubblica rispetto alla drammatica emergenza planetaria per il covid-19, ma che ucciderà nel 2020 forse dieci volte di più.
In questi giorni ministri, governatori delle regioni, sindaci… invitano con enfasi, e a volte con minacce, i cittadini a “rimanere a casa”, ma un numero sempre maggiore di persone ignora questi appelli. PERCHE’?
Parallelamente al Covid-19, un altro virus si sta diffondendo a macchia d’olio, in questo caso, nell’indifferenza generale: la pornografia online. La noia legata alla quarantena gioca brutti scherzi e contribuisce a ingigantire una delle più gravi dipendenze di questo secolo. A lanciare l’allarme è Tebaldo Vinciguerra, padre di famiglia, co-fondatore dell’associazione di promozione sociale Puri di Cuore.
Il 9 aprile 1945 Dietrich Bonhoeffer venne impiccato nel lager di Flossenbürg. Aveva trentanove anni. Insieme a lui c’erano l’ammiraglio Canaris, il generale Oster, il giudice Sack e il capitano Gehre. Da quando la Gestapo aveva scoperto negli archivi di Zossen alcuni documenti che dimostravano il loro coinvolgimento nel fallito attentato contro Hitler del 20 luglio 1944, queste persone non ebbero scampo. Se le avevano lasciate ancora vive, era solo perché i nazisti speravano di poter ricavare delle informazioni da qualcuno di quei detenuti eccellenti. In particolare l’ordine di uccidere Bonhoeffer partì dal Führer in persona, rinchiuso nel bunker di Berlino.