Il processo farsa contro il cardinale Pell, un solo accusatore e 20 testimoni a favore. Due anni di calvario e il divieto di celebrare la Messa in carcere.
Dopo il Vaticano II cadde il pregiudizio verso gli israeliti di deicidio. Ma episodi antiebraici hanno convinto lo storico Sweeney a ribadire che Gesù non morì per mano ebraica.
Una strategia inesorabile che il processo ha evidenziato come un caso da manuale, inclusa l’onta delle manette per condurre in aula un vescovo di 78 anni in diretta tv. L’umiliazione che ha deciso di non risparmiarsi arriva ora al suo rovesciamento per l’inconsistenza delle tesi accusatorie, apparsa sempre più lampante, tra lo scetticismo dei tanti che ormai avevano deciso per la colpevolezza di Pell, quasi fosse un inevitabile sacrificio espiatorio.
La poesia di Paola Lucarini narra il viaggio dell’anima attraverso il mistero della vita: un viaggio in cui la contemplazione del divino attraversa quei luoghi terreni dove sgorga l’acqua viva, capace di rivelare il senso dell’essere e dell’agire.
Ecco perché chi ha a cuore la Chiesa (e lo stato di diritto) deve sperare che l’ingiusta condanna per pedofilia del “numero tre del Vaticano” sia rovesciata in appello. Sapendo che forse nemmeno così si fermerà l’isteria anticattolica.
Intervista a Andrew Bolt, il giornalista tv australiano che ha sempre difeso il cardinale accusato di pedofilia: «La sua assoluzione un sollievo. Disgustoso come lo hanno distrutto»..
Il libero spirito critico del mondo liberale si è accodato alla campagna predatoria contro l’orco cattolico. Obiettivo: ridurre quel residuo antimoderno che è la chiesa alla ragione postilluminista. Storia di un’assoluzione e di uno scandalo giacobino.