I cristiani nel Pakistan in quarantena a causa del coronavirus vengono discriminati anche nella distribuzione degli aiuti, riservati ai musulmani. «È disumano».
Anche gli abitanti del Pakistan, dove si sono registrati quasi 10 mila contagi e 209 vittime, devono restare in quarantena in casa almeno fino al 30 aprile. A causa della brusca interruzione di molti lavori, tantissime comunità si sono ritrovate senza cibo e prive di mezzi di sussistenza. Sia il governo che organizzazioni religiose private si sono mossi per aiutare i più poveri, dal momento che un pakistano su due vive sotto la soglia della povertà. Ma in alcuni casi per la minoranza cristiana gli aiuti non sono gratis: «Le fondazioni islamiche, che ricevono molti fondi pubblici, obbligano i cristiani a convertirsi all’islam. Altrimenti non distribuiscono loro il cibo», denuncia il gruppo americano Ecspe (Comitato d’emergenza per salvare i perseguitati e gli schiavi).
LA ZAKAT È SOLO PER I MUSULMANI
Le minoranze cristiana e indù sono purtroppo abituate alla discriminazione in Pakistan, a scuola e al lavoro, ma speravano che almeno durante un’emergenza nazionale come quella causata dal coronavirus le cose potessero cambiare. Finora non è stato così: «Subiscono una discriminazione estrema».
Il primo caso di discriminazione si sarebbe verificato il 28 marzo a Karachi, dove i volontari del Saylani Welfare International Trust si sono rifiutati di distribuire aiuti ai cristiani. Farooq Masih, cristiano di 54 anni, ha dichiarato che i volontari che distribuivano tessere alimentari nel quartiere saltavano apposta le case dei cristiani. A richiesta esplicita, riporta AsiaNews, hanno risposto che lo Zakat, l’elemosina rituale, tra i cinque pilastri dell’islam, è riservata ai musulmani.
«E A NOI CRISTIANI COME CI SFAMATE?»
Un nuovo incidente è avvenuto nel quartiere Sher-Shah di Lahore il 29 marzo, dove la distribuzione di razioni alimentari governative è stata annunciata dagli altoparlanti della moschea locale. Quando però i cristiani, identificati attraverso la carta d’identità, si sono presentati in fila sono stati mandati via, ha riportato UcaNews.
I cristiani hanno lamentato simili discriminazioni, denunciando l’accaduto su Facebook, in un piccolo villaggio vicino a Lahore. Un giovane cristiano, che si è visto rifiutare il cibo distribuito alla moschea locale, ha risposto: «Se queste razioni sono solo per i musulmani, che cosa avete pensato per i cristiani? Come ci sfamerete a noi? Non siamo cittadini dello stesso paese?».
LA RISPOSTA DI RAJA WALTER
Il 5 aprile più di 100 famiglie cristiane del villaggio Sandha Kalan, situato nel distretto di Kasur nella provincia del Punjab, sono state escluse dalla distribuzione di aiuti raccolti da un comitato cittadino e distribuiti dalla moschea locale. L’imam Abdul Haleem Hamid si è però rifiutato di devolvere gli aiuti anche ai cristiani, come denunciato all’International Christian Concern dall’attivista musulmano Shahakeel Hamid, residente del villaggio: «È un comportamento discriminatorio e disumano, dobbiamo essere solidali con i cristiani, che sono anche i più poveri». Hamid ha anche aggiunto di aver promosso una raccolta fondi «tra i musulmani liberali per rifornire di aiuti anche i cristiani».
È anche per rispondere a queste discriminazioni che Raja Walter, ristoratore cristiano di Youhanabad, quartiere cristiano di Lahore, ha deciso di sfamare tutte le persone che ne hanno bisogno, a prescindere dalla loro fede. «L’amore per l’umanità deve prevalere in Pakistan», ha dichiarato come riportato dal Pakistan Christian Post. Shanila Ruth, deputata all’Assemblea nazionale nelle file del Pakistan Tehreek-e-Insaf, partito del premier Imran Khan, si è recata ieri nel locale di Raja e si è congratulata con lui.
Leone Grotti
23 aprile 2020
Pakistan. «Aiuti alimentari ai cristiani solo se si convertono all’islam»