Ha suscitato un’immensa indignazione, non solo tra i cristiani ma anche in molti atei e agnostici, un video che ha avuto 800mila visione e che ha ripreso il tentativo di un carabiniere di interrompere la Messa che don Lino Viola stava celebrando domenica nella chiesa di Galliniano. Ma, l’anziano sacerdote, senza farsi intimorire ha concluso con grande dignità la celebrazione. Don Lino può aver commesso un’azione illecita. Perché l’ha fatto? Per “compassione”, come ha spiegato: “non ce l’ho fatta a mandare via delle persone che si sono presentate in sacrestia affrante per la morte di congiunti vittime di coronavirus”. Ha autorizzato, quindi, 7 a rimanere nella chiesa di 300mtq, dotati di mascherine e con le idonee distanze di sicurezza. Le altre 6 erano quelle previste dalla Circolare del Viminale. Totale 13 persone. Ad un certo punto giunge un carabiniere che, molto probabilmente spalleggiato dal sindaco al telefono, oltraggiando tutte le normative vigenti: dall’articolo 19 della Costituzione all’articolo 5, comma 2 del Concordato tra Santa Sede e Repubblica Italiana che tra l’altro afferma che per fare irruzione in una chiesa “serve avvertire l’autorità ecclesiale”, all’articolo 405 del Codice Penale. Da notare, come hanno affermato insigni giuristi, che le norme accennate sono gerarchicamente superiori rispetto ai Dpcm di Conte. Il carabiniere, non essendoci nessuna urgente necessità, doveva attendere per sanzionare don Lino il termine della Messa e non tentare per ben tre volte di interrompere la Celebrazione.
Ciò che è accaduto a Galliniano non riguarda unicamente una religione, un sacerdote, un atto cultuale… ma la tenuta attuale e futura della nostra Democrazia, poiché anche in tempi di emergenza, tutte le normative e le leggi non diminuiscono di valore. Don Lino è stato multato con una sanzione amministrativa di 680 euro e 280 ogni presente al rito. Se questi saranno obbligati a pagare le multe, esigiamo che anche il carabiniere risponda in sede penale del suo irresponsabile atto che può costargli fino a due anni di carcere (cfr. art. 405 C.P.) o che vengano fornite pubbliche scuse dall’Arma dei Carabinieri.
A don Lino, accanto alla grande solidarietà che ha avuto, tra cui quella del cardinale K. Krajewski, Elemosiniere del Papa e persona molto stimata dal pontefice, vogliamo aggiungere anche la nostra.
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“Chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni” (art. 405 Codice Penale).