Ciò che è accaduto domenica a Galliniano non riguarda unicamente una religione, un sacerdote, un atto cultuale… ma la tenuta attuale e futura della nostra Democrazia, poiché anche in tempi di emergenza, tutte le normative e le leggi non diminuiscono di valore.
Il presidente della Cei in una lettera all’arcidiocesi esprime gratitudine al governo per la «sintonia» con cui si sta procedendo verso il nuovo periodo. Sintonia condivisa dalla ministra Lamorgese.
L’Europa dia risposte forti alle Nazioni in difficoltà e l’Italia non perda l’occasione di accedere a qualsiasi intervento in campo. Parla al Giornale il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi europei, nel giorno in cui l’Unione europea è chiamata a prendere decisioni importanti per superare l’emergenza coronavirus.
Il coronavirus non ha risparmiato nemmeno il Medio Oriente, l’Asia, l’Africa, comprese regioni ad alta conflittualità come la Siria o la Nigeria. L’impatto della pandemia è stato più lieve che in Europa o in America, non tanto per i numeri più bassi (in Siria appena 39 contagi e 3 vittime) quanto perché le popolazioni afro-asiatiche sono temprate da difficoltà ed emergenze – sottosviluppo, guerre, persecuzioni religiose – al cui confronto il virus potrebbe anche apparire poca cosa. In questi paesi, tuttavia, la rinuncia alla Messa e alla vita comunitaria è stato qualcosa di molto più difficile da accettare rispetto all’Italia e all’Europa. La Nuova Bussola Quotidiana ne ha parlato con Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), che, con l’occasione, ha sottolineato l’eccellente risposta della rete internazionale di preghiera per la cessazione della pandemia, posta in essere dalla fondazione pontificia.
L’ex arcivescovo di Milano: “Ci vuole una maggiore umiltà. Non tutto è dominabile dalle pur spettacolari scoperte scientifiche”.
I cristiani nel Pakistan in quarantena a causa del coronavirus vengono discriminati anche nella distribuzione degli aiuti, riservati ai musulmani. «È disumano».
La querelle di cui stiamo per parlare ebbe inizio quando l’amministrazione veronese guidata dal sindaco Federico Sboarina, aveva impedito l’affissione di dieci manifesti dell’Uaar perché trasmettevano un messaggio “potenzialmente lesivo nei confronti di qualsiasi religione”.