La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto la segregazione in casa degli anziani sino alla fine dell’anno.
Aleggiano pesanti interrogativi chiamati economia e sanità sul futuro dell’Italia alle prese con una difficile situazione dovuta al coronavirus.
Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Il saggio – a cura di Ugo Mattei e introdotto dalle parole di Luigi Ciotti – raccoglie alcuni tra i più attuali e importanti discorsi di Papa Francesco sul nostro tempo. Globalizzazione, lavoro, economia, capitalismo, vite ai margini della società, ecologia e cura del pianeta Terra. Un grido d’allarme, contro l’economia che ci sovrasta, per affermare la difesa della dell’umanità e del suo futuro.
Continuiamo l’analisi del Documento di Mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste. La scorsa settimana Mons. Crepaldi ci ha spiegato i motivi per cui nulla sarà come prima poiché la crisi attuale ci obbligherà a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno. Oggi evidenzierà il nuovo rapporto che l’uomo deve instaurare con la natura.
Tornare a Messa, dunque, subito, rispettando le disposizioni di sicurezza, ma senza cedere in lungaggini burocratiche né a trattative estenuanti.
Il cardinale Gianfranco Ravasi invita alla resilienza: “Possiamo essere diversi, ma c’è bisogno di cultura e di una politica meno egoista”
Nell’attuale atteggiamento della Chiesa nei confronti del da farsi di fronte all’epidemia da coronavirus si nota in modo molto evidente la grande assenza della Dottrina sociale della Chiesa. Non sono al corrente di vescovi che abbiano parlato in questo senso. In generale si è auspicata una generica solidarietà e una generica speranza, sostenendo che “insieme ce la faremo”. Quando non si è continuato a riproporre i temi del riscaldamento globale, della tutela dell’ambiente e delle migrazioni che col coronavirus non hanno niente a che vedere. Alla loquacità su questi argomenti ormai piuttosto scontati in bocca ad ecclesiastici, ha corrisposto una pressoché totale afasia su cosa abbia da dire la Dottrina sociale della Chiesa sullo sconvolgimento prodotto dall’epidemia. Mentre chiudevano le chiese e si sopportava senza protestare le restrizioni governative e i soprusi delle forze dell’ordine, si mostrava anche un’assenza nell’uso della Dottrina sociale.