#NOINONSIAMODEGLIUNTORI

By 1 Maggio 2020Coronavirus

In tantissimi sono rimasti stupiti, rammaricati e rattristati di fronte alla scelta del Presidente del Consiglio Conte di negare la ripresa della celebrazione delle Messe colpevolizzando totalmente il Comitato Tecnico-Scientifico. Di fronte a molteplici reazioni, alcune le riportiamo nella Rassegna Stampa, https://www.gianmariacomolli.it/ Conte ha deciso di riaprire le trattative con la CEI ma al momento non abbiamo, pur essendo trascorsa una settimana delle decisioni concrete ma solo delle notizie incontrollate che si susseguono. Per questo  torno sull’argomento proponendovi una riflessione di Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, presente su facebook che ben riassume il perché di questa “insistenza” dei cristiani.

Ho seguito con grande attenzione e interesse la conferenza stampa di Giuseppe Conte di domenica sera e ho ricevuto una doccia fredda quando ho sentito: messe ancora niente. Anche la CEI ha reagito fortemente perché Conte aveva parlato di un rapporto molto cordiale con la Conferenza Episcopale, ma forse questa cordialità non c’è. E, allora, in questa situazione mi permetto una mia opinione.

Innanzitutto è sbagliato far passare l’idea che la chiesa è il luogo del contagio. Non facciamo passare questa idea perché è falsa. In secondo luogo i nostri sacerdoti sono responsabili, non agiscono senz’altro in modo sconsiderato. Anche all’inizio avevano previsto delle severe misure precauzionali. Pure quel sacerdote di Soncino che ha dovuto subire l’irruzione di un carabiniere durante una celebrazione, episodio assurdo e che va stigmatizzato con forza, stava facendo qualcosa non previsto dal DPCM, ma in un contesto di grande sicurezza sanitaria. E allora, vorrei dire, che noi in questo momento abbiamo bisogno di rientrare in chiesa e di celebrare l’Eucarestia. C’è gente che in questo momento non ce l’ha fa più a stare in casa per questo lockdown che non so dove veramente ci porterà. Ci sono con delle turbe psicologiche, e noi possiamo aiutali con la preghiera e la Celebrazione eucaristica, perché il ritrovarsi insieme, con tutte le misure di sicurezza, possono aiutare.

I funerali. Che tristezza aver visto andare persone al cimitero così, come un cane, senza nemmeno l’abbraccio di qualcuno. Perché solo quindici persone da lunedì possono partecipare? Lasciate fare a noi! Sappiamo come gestire tutto. Abbiamo a cuore l’amore per la gente. Non siamo dei superficiali e i nostri preti vi hanno dimostrato di essere seri.

Il culto è una libertà che non può essere bloccata da nessuno. Il diritto alla libertà religiosa e al culto è qualcosa di fondamentale garantito dalla Costituzione e dalla coscienza. A questo punto, se non ci viene dato questo diritto, dobbiamo agire come ci insegnano gli Atti degli Apostoli che si interrogano: dobbiamo ubbidire di più a Dio o agli uomini? In questo caso, ovviamente di più a Dio, ma e io immagino che il buon senso prevarrà, e che il Comitato Scientifico smetterà di pensare che le chiese siano un luogo di contagio non più del supermercato o del tabaccaio… L’esperienza nostra ci dice che non lo sono, almeno la mia esperienza di vescovo dice questo.

La chiesa non può essere il luogo degli untori ma della solidarietà; è lo spazio della libertà e della speranza dove anche chi non ama o odia la chiesa trova sempre qualcuno che gli dirà: “ti voglio bene”.

Ebbene, tentiamo tutti di costruire qualcosa di utile contando sull’aiuto di Dio, questo sconosciuto che non ho mai visto citare in nessun documento ufficiale pur essendo colui che ci sta aiutando realmente in questo tempo, e che chiede con insistenza a noi di alzare la voce perché le chiese possano tornare nuovamente ad essere il luogo di incontro tra i cristiani.

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