San Giovanni Paolo Il “Magno” e la difesa della vita

By 15 Maggio 2020Notizie Chiesa

Cento anni fa, il 18 maggio 1920, nasceva uno dei più rilevanti uomini del XX secolo e un pontefice eccezionale che ha guidato la Chiesa Cattolica per oltre 26 anni, traghettandola nel terzo millennio cristiano: Karol Jozef Wojtila.

Nel suo pontificato innovativo, ricco e fruttuoso ha prestato interesse a molteplici settori e tematiche, e ci ha donato una inestimabile biblioteca  di scritti totalmente attuali anche oggi.

La mia attenzione, di fronte ad un Magistero enorme, si fermerà brevemente su un settore più volte ripreso da Giovanni Paolo II: la bioetica come scienza della difesa della vita umana in tutte le sue fasi. Papa Wojtila, convinto della lotta radicale tra “la cultura della vita” e “la cultura della morte“ che si stava giocando nel corso del suo pontificato, e che continua tutt’ora senza esclusione di colpi anche in questo periodo di pandemia, non fece mancare il suo illuminante apporto con centinaia di discorsi a scienziati, studiosi, operatori sanitari, riassunti nell’Enciclica “Evangeluim vitae” promulgata il 25 marzo 1995.

Riflettiamo su alcune argomenti con le parole di san Giovanni Paolo II.

Obiezione di Coscienza

L’obiezione di coscienza non costituisce, come alcuni ritengono, una benevole concessione dello Stato, bensì è “un diritto” che ogni Nazione democratica deve accordare, differenziandosi dai Paesi governati da dittature o totalitarismi. E “chi ricorre all’obiezione di coscienza deve essere salvaguardato non solo da sanzioni penali, ma anche da qualsiasi danno sul piano legale, disciplinare, economico e professionale” (EV 74).

Embrione

Quando esordisce la vita umana? Quando “io” ho intrapreso la mia esistenza? “… dal momento in cui l’ovulo è fecondato s’inaugura una vita umana che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. A queste evidenze di sempre… la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme” (EV 62).

Cellule staminali embrionali

E’ eticamente corretto l’’uso di materiale di derivazione embrionale per la ricerca e la terapia? “Se si devono ritenere leciti gli interventi sull’embrione umano a patto che rispettino la vita e l’integrità dell’embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale, si deve invece affermare che l’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e a ogni persona” (EV 63).

Screening prenatale

L’obiettivo degli screening, deve essere “preventivo” e “curativo” e mai soppressivo di una vita. Lo screening, “solo quando è esente da rischi sproporzionati per il bambino e per la madre ed è ordinato a rendere possibile una terapia precoce o anche a favorire una serena e consapevole accettazione del nascituro è moralmente lecito” (EV 63).

Aborto

L’aborto è l’uccisione di un essere umano nella prima fase della vita, quindi un “omicidio” o meglio un “figlicidio materno”, poiché la madre, la prima responsabile dell’incolumità del figlio, è l’ideatrice e la responsabile del delitto. “…dichiaro – affermò san Giovanni Paolo II – che l’aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave in quanto uccisione deliberata di un essere innocente. Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa e proclamata dalla Chiesa” (EV. 62).

Alle donne che hanno abortito

L’aborto, genera nella donna, immense sofferenze e incalcolabili devastazioni psicologiche avendo reciso un legame profondo e ancestrale, oltre che una relazione intensissima tra madre e figlio instaurata fin dal concepimento. E’ la “Sindrome da Stress Post-Aborto” (PSA) che ferisce circa il 60% delle donne che hanno interrotto la gravidanza. E, allora, le consolatorie parole di san Giovanni Paolo II: “Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto. La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che, in molti casi, si è trattata di una decisione sofferta, forse drammatica. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere però dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza (…). Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento. Il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della riconciliazione” (EV 99).

Eutanasia e suicidio assistito

Sia il suicidio assistito che l’eutanasia favoriscono la volontà del malato che vuole morire. L’unica diversità tra i due atti riguarda chi lo compie. L’eutanasia, l’operatore sanitario; il suicidio assistito, il malato a seguito dell’aiuto offerto da medici o infermieri. A livello etico la valutazione è equivalente. Ricordava san Giovanni Paolo II: “La vita dell’uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è l’unico signore: l’uomo non può disporne (…). Di conseguenza, proseguì papa Wojtyla: “… in conformità con il Magistero dei miei predecessori e in comunione con i vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata e moralmente inaccettabile di una persona umana”(EV 65).

Conclusione

Questo anniversario di san Giovanni Paolo II interpella ogni uomo cristiano o no, a farsi paladino della vita, ogni giorno, in questa società, essendo ogni persona “ ‘guardiano di suo fratello’, perché Dio affida l’uomo all’uomo” (EV 18).

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