Il drammaturgo Arthur Miller, mentre scriveva, teneva un biglietto in bella vista di fronte a lui con su scritto una parola: rimandare. Era un promemoria per se stesso per evitare di rivelare indizi decisivi fino all’ultimo momento, in modo da mantenere le congetture e il coinvolgimento del pubblico fino all’ultimo atto. In un certo senso, questo metodo coglie anche un aspetto chiave della sensibilità religiosa. La persona “religiosa” tende più di altri a rimandare la soddisfazione e a rinunciare al piacere o alla ricompensa immediati in previsione di un premio finale sul lato più lontano dell’orizzonte. La persona religiosa sa che ogni cosa materiale alla fine delude.