Non so se e quanto ce ne siamo resi conto, ma noi, con questa vicenda del coronavirus, siamo nel bel mezzo di una rivoluzione. Della rivoluzione abbiamo infatti tutti gli ingredienti, nessuno escluso.
I cittadini sono diventati tutti buoni e donatori per decreto: chi non vuole “migliorare o salvare la vita di qualcuno” deve denunciarlo. Agli altri verranno espiantati gli organi.
Chi tace acconsente. In buona sintesi questo è il principio della neo legge inglese del 20 maggio scorso che ha modificato la disciplina normativa sul trapianto di organi. E dunque il maggiorenne che espressamente non rifiuta di essere donatore lo diventa, magari suo malgrado. I parenti non potranno opporsi. In tal modo tutti coloro che formalmente non hanno dichiarato che non vogliono essere donatori di organi diventano potenziali magazzini di organi per il trapianto.
La giornalista Paola Scarsi ha scritto un ebook con dieci storie di successo. “Volevo raccontare – dice – le difficoltà che chiunque può trovare in un altro paese: la mancata conoscenza della lingua, delle leggi, della burocrazia. E’ da contrastare il pensiero comune: ‘Arrivano e ci rubano il lavoro’, molti fanno mestieri che noi abbiamo abbandonato da anni”.
Da Alessandra, che ha partorito durante i giorni più drammatici a Miguel, il fotoreporter che ha ritratto la camera di fronte alla morte. Storie di uomini e donne che hanno gravitato attorno all’ospedale di una delle città più colpite dal virus. E che sono sopravvissuti.
In questi giorni ha fatto molto discutere la cosiddetta “Movida”, dei giovani italiani indisciplinati che fanno assembramenti. Ancora più acceso il dibattito sul ministro Boccia che ha lanciato l’idea di istituire le “Guardie civiche” (delatori, spioni) per reprimere le varie movide “giovanili” del sabato sera nelle nostre città. E’ probabile che il progetto di reclutare sessantamila volontari ha anche causato qualche sbandamento, qualche “passo falso”, un vero e proprio boomerang, per il Governo Conte.