Una madre, Lucia, vive sola con il figlio minore un adolescente di 17 anni. Il marito è fuggito in seguito alla scomparsa della primogenita Anna, morta di leucemia sette anni prima. Lucia tenta di elaborare il lutto: affronta il dolore lavorando come infermiera in un hospice, a contatto con i malati terminali. Qui incontra degli ospiti che si riveleranno dei “maestri”, indicandole la strada che porta alla liberazione dall’angoscia.
Le Nazioni Unite di nuovo nell’occhio del ciclone, dopo aver pubblicato un nuovo bizzarro dizionario di termini “neutrali rispetto al genere” per sostituire più parole utilizzate nella vita di tutti i giorni e designanti il genere grammaticale o il sesso. I
neologismi e gretinismi, frutti del relativismo pratico del giorno d’oggi, hanno fatto breccia nel cuore dell’Onu e ciò avrà conseguenze impensabili per l’umanità. Molti gli utenti dei social media che esprimono stupore e confusione per la “pulizia&polizia linguistica” che sarà imposta obbligatoriamente in tutte le comunicazioni interne ed esterne di quella che, un tempo, era riconosciuta come la più importante organizzazione mondiale per la promozione e difesa dei diritti umani.
Usciva il 23 maggio 1920 la Pacem, Dei Munus Pulcherrimum di Papa Dalla Chiesa. Ha influenzato tutta la linea diplomatica della Santa Sede nell’ultimo secolo.
Il modello svedese di lotta al coronavirus, senza lockdown, è per caso fallito? A giudicare dai titoli dei quotidiani italiani, parrebbe proprio di sì: “Svezia prima in Europa per tasso di mortalità da Covid-19, nell’ultima settimana” (Corriere della Sera), “Coronavirus, la Svezia senza lockdown ora ha il più alto tasso di mortalità al mondo” (Il Fatto Quotidiano), “Svezia pecora nera. Tasso mortalità Covid più alto del mondo, Finlandia in allarme chiuderà il confine” (Huffington Post), “Coronavirus: la Svezia paga il conto, prima al mondo per tasso di mortalità” (Il Tempo). Il messaggio è chiaro: avete rifiutato di chiudere tutto, come abbiamo fatto noi italiani? E adesso subite il peggior massacro dei vostri cittadini. C’è un po’ di retrogusto sadico e rivendicativo in questi commenti. Ma c’èun problema fondamentale: che non sono veri. Non che siano notizie propriamente false, perché si basano almeno su un dato reale, ma si tratta di analisi talmente forzate da non risultare inattendibili.
Nel “Decreto Rilancio” il ruolo di “cenerentola” è toccato alle Scuole Paritarie. Senza aiuti economici, o con le “briciole”, si prevede che il 30% delle scuole paritarie non riaprirà. E ciò comporterà un notevole incremento dei costi per lo Stato, oltre insormontabili problemi logistici che metteranno maggiormente in crisi una scuola statale già al collasso.
Una legge contro omotrasfobia è inutile, dannosa e restrittiva delle libertà di opinioni. Facciamo sì, invece, che leggi già presenti siano applicate e soprattutto battiamoci per la “certezza della pena” e l’espiazione di questa, poiché per incomprensibili motivazioni, spesso, le punizioni sono ridotte nel tempo anche a chi ha commesso abominevoli delitti. Solo così tuteleremo tutti i cittadini sia eterosessuali che omosessuali!
Con queste parole ha inizio l’articolo 1 della Legge 194 del 1978 – di cui il 22 maggio è ricorso l’anniversario -, che ha introdutto in Italia l’aborto legale: «Lo Stato […] tutela la vita umana dal suo inizio». Mai vista una contraddizione così eclatante.
Tutti gli anni, come ogni buon pro-life sa bene, si tiene a Roma nel mese di maggio la Marcia per la Vita. Quest’anno l’evento è stato sospeso a causa dell’emergenza da Covid e gli organizzatori hanno dato appuntamento a tutti al 22 maggio del 2021.
Però i medesimi organizzatori si sono inventati una Marcia virtuale. Sabato 23 maggio si terrà #Connessiperlavita.
era prevedibile che la legge 194 in vigore esattamente da 42 anni (22 maggio 1978) portasse ai risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti, almeno di coloro che non vogliono chiuderli. La spinta per la banalizzazione sociale e culturale dell’aborto, addirittura pretendendone la qualifica di “diritto umano fondamentale” parte da lì.