Il 17 agosto si potrà licenziare e per molti sarà un incubo. Servirebbe un governo con un progetto e che non si limiti all’assistenzialismo di Stato.
Giuseppe Conte «non è la persona giusta per imprimere una svolta. Dipendesse da me, vedrei bene a capo del governo un contadino che ha fatto il classico». In un’intervista a Libero il sociologo Luca Ricolfi ha detto quello che tutti pensano, ma che solo alcuni hanno il coraggio di ammettere. Per gestire la più grande crisi che il nostro paese deve affrontare dal dopoguerra, questo governo è inadeguato.
Se fa, sbaglia
Sono mesi – anche prima dell’arrivo del Covid-19 – che i giornali riportano retroscena sulle voci che circolano agli interni dei palazzi romani. Il coro è unanime: il governo galleggia, non fa e, se fa, sbaglia. Paradossalmente, ma neanche tanto, il virus gli ha allungato la vita e la prospettiva di un voto, con l’avvicinarsi del “semestre bianco” (il periodo che precede l’elezione del capo dello Stato in cui non si possono sciogliere le Camere), diventa irrealistica (il settennato di Mattarella è iniziato il 3 febbraio 2015).
Il picco del debito pubblico
C’è un’altra data, ormai prossima, che tutti attendono: 17 agosto. È il giorno in cui si potrà licenziare. Per molti italiani, sarà un incubo. Come ha detto l’economista Giovanni Cagnoli durante l’incontro “Economia e lavoro: come ricostruire senza andare a sbattere”, «fra un mese se ne renderanno conto tutti». Avremo un debito pubblico al 170 per cento sul Pil, un picco che non si vedeva nel nostro paese dal 1921, cioè dopoguerra, cioè negli anni dell’avvento del fascismo.
Le aziende che riaprono, chiudono
Secondo una recente indagine Swg – Confcommercio il 28 per cento delle aziende che hanno riaperto, chiuderanno a causa della condizioni del mercato, la tassazione, la carenza di liquidità. Il 18 per cento, sebbene possano riaprire, non lo hanno fatto. Quanto ci costerà tutto ciò?
Rischio fallimento
Allora il problema diventa avere delle persone credibili che possano gestire questa cosiddetta fase due. Persone, soprattutto, come si dice con una frase un po’ logora, che “abbiano una visione”, insomma un progetto, una strategia che non si limiti alla distribuzione a pioggia dei denari pubblici. «Ci stanno accuratamente predisponendo la società parassita di massa», ha detto ancora Ricolfi. «Quando la base industriale del paese si sarà ridotta del 20-25%, la domanda di sussidi e di assistenza del Sud non potrà che esplodere, accentuando il modello “sussidi + lavoro nero” già molto diffuso oggi». Il rischio fallimento è concreto: «Questo governo sta prendendo con molta allegria soldi che non ha, e prima o poi i mercati, ancor più delle autorità europee, ci chiederanno il conto».
«È una follia»
Bonus monopattini, bonus vacanze, è di questo che abbiamo bisogno? Ha ragione il neopresidente di Confindustria Carlo Bonomi a dire che finora «ci sono stati già tre decreti per affrontare l’emergenza: soldi a pioggia, senza mai guardare al futuro. Il decreto liquidità non ha messo liquidità nelle casse delle aziende mentre la cassa integrazione la stanno anticipando le aziende. Le stesse che non hanno liquidità perché sono in crisi. È una follia».
Redazione 2 giugno 2020