Da settembre sarà obbligatoria la «relationships education» nelle scuole primarie. Chi non si adegua, sarà penalizzato. Lettera da Londra.
Caro direttore, avendo letto alcuni articoli sul tema delle scuole paritarie, mi sono sentita in dovere di mandare un umile contributo basato sulla mia esperienza di italiana trapiantata a Londra da poco più di quindici anni, con tre figli nelle scuole primarie.
Ho inoltre avuto modo di chiarire diverse questioni “as clear as mud” (limpide come il fango) sulle nuove normative che introdurranno la rieducazione sessuale e affettiva dei nostri figli, grazie al confronto con Paul Diamond, barrister specializzato in Religious Liberty e Human Rights, in occasione dell’incontro organizzato dal centro culturale J. H. Newman Cultural Centre.
Qui nel Regno Unito abbiamo le vere scuole paritarie, finanziate dallo Stato e gestite da privati, quindi senza alcuna retta da sostenere da parte della famiglia. Sono per lo più scuole confessionali e sono anche tra le più ambite. Purtroppo stanno emergendo problemi enormi che mettono a nudo il ricatto dell’istituzione che vuole un controllo sulla qualità dell’insegnamento, che nel Regno Unito viene fatto da un organo governativo: Ofsted (Office for Standards in Education).
Da settembre entrerà in vigore la nuova Rse (Relationships and Sexual Education) che renderà obbligatoria la relationships education nelle scuole primarie, parliamo quindi di bambini dai 4-5 anni ai 10-11 anni.
Nel 2017 fu redatto il “Children and Social Work Act”, indirizzato al welfare di bambini a rischio, con il Capitolo 4 (Para 34, 35) che divide Sexual Education da Relationships education, decretando l’obbligatorietà della relationships education nelle scuole primarie (4-11 anni) senza tuttavia declinarne i contenuti o le modalità… dunque la porta è stata lasciata socchiusa.
Nel 2019 furono pubblicate le linee guida e finalmente si scoprì il contenuto della legge fantasma.
Il testo, un documento di 50 pagine e 125 paragrafi, ha 3 paragrafi (31, 37, 68) che ne esplicitano l’intento. Questo sarebbe al 90 per cento condivisibile se letto con occhi innocenti ma, di fatto, è il primo passo verso la nuova campagna di rieducazione gender nelle scuole. Tutte le scuole devono rispettare le previsioni dell’Equality Act 2010, che vede tra le categorie protette l’orientamento sessuale e la riassegnazione del gender.
La scuola, dunque, deve essere sensibile ai temi del sessismo, la misoginia, l’omofobia, gli stereotipi del gender e la riassegnazione del sesso per potere stare al passo con la “Modern Britain”. L’insegnamento Lgbt deve essere pienamente integrato in tutto il curriculum, non relegato in lezioni a sé stanti. Questo per evitare che i genitori inventino pidocchi e influenze proprio nei giorni di queste lezioni, come successo negli anni precedenti, dove, in alcune scuole, fino al 90 per cento degli alunni risultava assente, mentre gran parte del rimanente 10 per cento scoppiava in lacrime alle spiegazioni dell’infermiera di turno sulle pratiche sessuali e affettive della moderna Gran Bretagna.
Infine, la scuola primaria, a discrezione, può inserire il programma di educazione sessuale.
Certo, non sono sprovveduti, si sa che tutto passa nel colino se adeguatamente pressato. Ora si mette l’obbligo poi, a scadenza triennale, la revisione dei contenuti. I genitori, specialmente se hanno i figli in scuole confessionali, pensano di poter dormire sonni tranquilli, avvelenati dalla mela rossa della tolleranza e del rispetto, oltre che trovarsi inermi davanti a documenti di consultazione vaghi, non informativi e di dubbia utilità.
Qua e là si trovano i riferimenti alle scuole confessionali, alla loro libertà di affrontare questi argomenti delicati secondo il proprio credo e il riferimento ai genitori, riconosciuti come primi educatori… queste le grandi verità, purtroppo snocciolate nel testo normativo come specchietti per allodole.
A ben guardare, infatti, ecco spuntare il documento a supporto delle scuole che spiega come gestire i genitori nel caso si oppongano all’insegnamento Lgbt (Guidance on Primary School Disruption over Lgbt Teaching / Relationships Education, ottobre 2019)
Tralasciando diversi punti, colpisce il consiglio di avere contatti che siano dentro gruppi Whatsapp o Facebook, organizzati dai genitori stessi, in modo da avere un sentore sulla situazione e riportare alla scuola, in primis, poi alle autorità locali, eventuali dissensi, fino a preparare un’azione legale nel caso in cui si possa intuire l’intenzione di fare proteste… Insomma, vi spieremo, riporteremo, condanneremo.
In questo il caso di Birmingham docet. I genitori, per la grande maggioranza musulmani, hanno saputo che a scuola facevano travestire i bambini, leggevano storie Lgbt e via dicendo e, vista la posizione rigida della preside attivista gay, hanno protestato fuori dai cancelli. I genitori sono stati portati in tribunale, è stato loro vietato di protestare nelle vicinanze della scuola e il giudice ha dichiarato che, non solo la scuola non deve avere lezioni separate sulle questioni Lgbt, ma deve introdurre ai nuovi vocaboli e normalizzare questa tolleranza. Addio primato della famiglia nell’educazione dei figli.
Gli insegnanti e presidi che si trovano in disaccordo sono sotto la pressione di Ofsted. Nella discussione pre-legge in Parlamento, fu detto che nessun docente sarebbe stato licenziato per avere insegnato secondo il proprio credo ma ora, una volta passata la legge, la storia è ben diversa. Chi si rifiuterà, sarà pesantemente attaccato e vedrà andare in frantumi la propria carriera.
Come? Basta guardare quel che è già successo, prima ancora che passasse la legge, quando il governo ha auspicato un’applicazione immediata delle nuove pratiche, senza attendere settembre 2020. Gli ispettori Ofsted hanno infatti pesantemente attaccato alcune scuole: non solo quelle musulmane ma anche quelle ebraiche. Ad esempio, la Keser Girls’ School a Gateshead, ha fallito l’ispezione pur con un voto “good” in tre delle quattro categorie Ofsted (su una scala di 4 livelli che sono: inadequate; requires improvement; good; outstanding). Nelle condizioni di buona gestione ha infatti ottenuto un «requires improvement» perché non include tutte le categorie protette identificate in The Equality Act 2010 (ovvero Lgbtq, sex riassignment etc..)
Stessa storia per un’altra scuola di Salford con studenti dai 3 agli 11 anni. L’istituto, definito di alto calibro, ha fallito l’ispezione perché i bambini, pur mostrando rispetto verso tutti, non sono coscienti delle diversità nella società, in particolare per quanto concerne le categorie protette identificate in The Equality Act 2010.
Ofsted, dunque, costituirà, di fatto, il braccio armato della legge.
Le scuole che non si adatteranno ai nuovi cambiamenti potranno impugnare l’insegnamento secondo la fede ancora per un po’, per poi scendere a compromessi o chiudere i battenti, demolite a colpi di ispezioni.
Nessuno conosce veramente gli effetti che queste imposizioni avranno sulla società nei prossimi dieci/quindici anni, ma prepariamoci ad un cambiamento epocale. Abbandonati dai politici e dalla stragrande maggioranza del clero che non ha abbaiato e non abbaierà, la scuola destrutturata, parentale, homeschooling sarà forse l’ultima spiaggia per un’educazione cristiana, prima che i garanti dello standard educativo entrino anche nelle nostre case… certo non lo faranno con la forza ma con l’astuzia amministrativa.
Maddalena Sanvito – Londra
4 giugno 2020