Riguardando le foto di Chi che festeggia con Nike Vendola «perché ora Tobia è a tutti gli effetti mio», parlando di quello che chiama suo figlio come un oggetto di proprietà ma concepito tramite l’utero in affitto, non si può non domandarsi come mai oggi centinaia di associazioni , in gran parte femministe, si sono unite in tutto il mondo per chiedere la proibizione
della pratica. E com’è possibile poi che solo ora politici, giornalisti e intellettuali discutano animatamente della situazione delle ormai centinaia di bambini (ordinati, pagati e non ritirati) ammassati nelle cliniche della surrogacy di Kiev mentre gridano soli
ricordando a tutti di essere stati strappati dai seni delle donne che li hanno partoriti?
La scrittrice J.K. Rowling, autrice dei fortunati libri su Harry Potter, in un tweet afferma che il sesso biologico è una realtà e quindi è un dato di realtà essere maschi o femmine. Che gli uomini transessuali se ne facciano una ragione e che non taccino di transfobia chi come lei – che tra l’altro difende il transessualismo – sostiene questa evidenza. Queste le parole della Rowling: «Se il sesso non è reale, non ci può essere attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di genere rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle proprie vite. Non è odio dire la verità».
Si chiama Fondo “Gesù Divino Lavoratore” e avrà come primo stanziamento un milione di euro per tutte le categorie più deboli colpite dalle conseguenze della pandemia nella diocesi capitolina. Nella lettera al cardinale vicario De Donatis, Francesco lancia l’invito a una “alleanza per Roma”: istituzioni e cittadini, dice, facciano rinascere la città con un cuore solidale.
Non usiamo la politica sanitaria per delimitare arbitrariamente le libertà politiche.
Dall’America a Bristol, abbattere i simboli schiavisti non aiuta a conoscere la storia. Cioè a cambiarla.
Chi vuole spingere il premier a mettere a frutto in politica la sua esperienza e storia di bispresidente del Consiglio è qualcuno che lo detesta. Non rovini quello che potrebbe essere un risultato pratico in grande stile.
Sono passati 40 anni dall’incidente stradale nel quale l’8 giugno 1980 moriva Bruno Salvadori, primo federalista militante del Dopoguerra italiano.