Dietro alla pandemia da Coronavirus dilaga, ma ben nascosta agli occhi dei più, la pandemia da aborto. Contrariamente alla prima pandemia, questa seconda, se dà segni di rallentare la sua diffusione, provoca reazioni allarmate e scomposte.
È il caso, alquanto significativo, della Giunta della Regione Umbria che il 10 giugno scorso ha approvato una delibera in cui sono contenute delle Linee di indirizzo per le attività sanitarie nella fase 3. In esse si decide di superare quanto previsto dalla delibera della Giunta regionale n. 1417 del 4 dicembre 2018 relativamente al protocollo di somministrazione della RU486, la famigerata pillola abortiva. Non più ricovero in day hospital, bensì ricovero ordinario di tre giorni, almeno fino all’espulsione del feto. I filo-abortisti ovviamente hanno mal digerito questa delibera.
Quando la ragione si stacca dalla fede cade nel mito. É uno dei grandi insegnamenti di Benedetto XVI. Per lui valeva anche il contrario: quando la fede si stacca dalla ragione cade nel mito. La caduta nel mito da parte della religione si chiama fideismo, la caduta nel mito da parte della ragione si chiama razionalismo: sono due religioni mitiche. Nel famoso discorso di Ratisbona del 2006 lo aveva spiegato molto bene. In questo nostro tempo notiamo che da un lato viene esaltata una religiosità mitica, come quella panteista, idolatrica e animista dei primitivi (si torni con la mente al sinodo dell’Amazzonia), e dall’altra la ragione politica si nutre di miti appunto politici. In ambedue i casi c’è un difetto di razionalità.
L’uso distorto della religione per fini di consenso personale e per rafforzare la devozione allo Stato.
Un nuovo Rapporto del Gruppo bioetico costituito dall’Istituto superiore di sanità chiarisce i criteri di giudizio indispensabili nelle sperimentazioni in corso nei laboratori di tutto il mondo.