In Italia come negli Stati Uniti. Qui con la legge sull’omofobia, là con la sentenza della Corte Suprema, che, con 6 voti a favore e solo 3 contrari, ha di fatto ridefinito il concetto di «sesso» contenuto nel VII titolo della Legge sui Diritti Civili del 1964, includendovi non più solo il significato biologico (maschio e femmina), bensì anche qualsiasi orientamento o identità gender. Usurpando un potere, quello legislativo, che non le compete, in quanto ha riscritto, niente meno, la norma federale. Quel che in Italia avviene da anni ha fatto purtroppo da modello ed apripista anche altrove.
All’ala liberale della Corte si sono uniti il suo presidente, John Roberts, ed il giudice Neil Gorsuch, testualista e originalista (ruoli propri di chi sia chiamato ad interpretare un testo giuridico secondo il suo significato originale e secondo il suo senso più ovvio), che ha anche materialmente scritto la sentenza. Un editoriale del Wall Street Journal lo scorso autunno aveva avvertito di strane manovre per spostare l’asse degli equilibri politici interni alla Corte. Di contro, sull’altro fronte, sono rimasti il giudice Alito, autore d’un testo diametralmente opposto a quello approvato, testo sostenuto anche dai giudici Thomas e Kavanaugh.
Secondo il senatore del Missouri, Josh Hawley, repubblicano, questo potrebbe porre la parola fine alla libertà religiosa in America, ormai solo nominalmente tutelata dal Primo Emendamento, ma di fatto minacciata persino nel suo «diritto di esercitare liberamente la propria fede, di riunirsi nelle proprie comunità, di condurre uno stile di vita conforme a quanto ordinato dalla Sacra Scrittura»: la Corte Suprema «ha fatto ciò che il Congresso si è sempre rifiutato di fare per anni». Da qui la condanna, espressa dal sen. Hawley con forza e senza mezzi termini, di una sentenza, che avrà pesanti ricadute, oltre che sulla fede, anche sul mondo del lavoro, nella sanità, nello sport. Quante scuole gestite da Ordini religiosi o dalle Diocesi, quante cliniche, quante società agonistiche, quanti istituti di beneficenza verranno sommersi da montagne di cause legali, che probabilmente perderanno, relative, ad esempio, ai loro criteri di assunzione, ai requisiti richiesti per svolgere le proprie mansioni professionali (ad esempio, docenti ed educatori, che hanno a che fare con dei minori), ai loro insegnamenti, persino alle loro strutture (ad esempio, i servizi igienici).
La sentenza della Corte Suprema, insomma, stravolgerà le categorie interpretative di norme e regolamenti: da qui un mea culpa, poiché, a giudizio del sen. Hawley, ciò che è accaduto sarebbe il sintomo di uno scarso impegno da parte dei «giuristi conservatori»: «Se il risultato è questo, a quanto pare non abbiamo lottato abbastanza o forse abbiamo lottato molto, ma il risultato, alla fine, si è rivelato l’esatto contrario di quel che avremmo voluto». Il testualismo, in quanto dottrina legale, ne è uscito devastato ed ha perso significato, anzi ne è rimasto stravolto, trasformandosi nell’ennesimo strumento, offerto ai giudici, disposti ad approfittarne, per imporre, su criteri assolutamente soggettivi e “creativi”, una politica propria a dispetto della legge.
Invece, «i tribunali dovrebbero lasciare il potere legislativo ai legislatori – ha commentato ancora il sen. Hawley – ed è questo il motivo per il quale l’art. III della Costituzione americana non attribuisce alla Corte Suprema degli Stati Uniti od a qualsiasi altra corte federale il potere di legiferare, ma solo il potere giudiziario ovvero quello di decidere “casi e controversie”, non di condizionare la politica», che viceversa esce umiliata da prevaricazioni come quella verificatasi.
L’agenzia spagnola Info Católica, dando notizia dell’accaduto, ha compiuto anche un’interessante analisi: «Dopo la controversa decisione della Corte Suprema, alcuni repubblicani hanno tirato un sospiro di sollievo. Il sen. Chuck Grassley, colui che ha condotto l’udienza di conferma di Gorsuch quale presidente della Commissione giudiziaria [il giudice Gorsuch ha votato a favore della controversa sentenza-NdA], è parso davvero sollevato per il fatto che fosse il tribunale ad aver di fatto legiferato in merito», evitandogli probabilmente la stessa fatica ma in una posizione politicamente scomoda, essendo repubblicano. Va notato, per inciso, come il sen. Charles Ernest “Chuck” Grassley non sia soltanto repubblicano: come precisato a pag. 100 dell’Official Congressional Directory 2009-2010: 111th Congress, ch’è l’elenco ufficiale del Congresso degli Stati Uniti messo a punto dal relativo Ufficio Stampa, risulta ch’egli aderisca anche alla massoneria. E questo spiega molte cose, qualche nebbia inizia a diradarsi.
Qualsiasi termine della lingua inglese, negli Stati Uniti, potrà d’ora in poi essere riscritto a colpi di sentenze in tribunale. Come già da anni accade in Italia. Là come qua, qualsiasi assunzione di responsabilità nei confronti di un disegno di legge elettoralmente “scomodo” potrà essere evitata temporeggiando e lasciando così che siano i giudici, indebitamente perché non eletti, a legiferare. Come è già accaduto. Peraltro a livello planetario, il che comporta un progetto, una regia, delle truppe, assoldate nel variegato mondo delle sigle Lgbt in questo caso, spesso sostenute coi soldi pubblici dei singoli Paesi o delle sovrastrutture tipo Onu e Ue. Se non è una rivoluzione, questa…
24 Giugno 2020 –
Mauro Faverzani