Ma perché ce l’avete così tanto con Conte, dopotutto non è di sinistra, ha garbo, un po’ di studi, piace alla gente e poi è pugliese come lei, mi scrive una signora conterronea, madre di tre bambini (complimenti per la triplice maternità se non è reato con la nuova legge anti-transomofobia). Gentile Signora, non ho nulla di personale contro Conte, non ho rancori di alcun tipo, rivalse di campanile o tifoserie di contrada politica. L’unica volta che lo incontrai in un comitato di studiosi fu garbato e garbatamente inconcludente; il tema era valorizzare l’italianità con gli anniversari storici e ovviamente non si fece niente. Nulla di personale; del resto è il Nulla fatto persona.
La premiership di Conte solleva, a mio giudizio, almeno quattro questioni gravi. Una questione politica, innanzitutto. Che paese ci siamo ridotti ad essere se il presidente del consiglio arriva allo scudetto dell’incarico senza aver mai giocato una partita in campo, senza alcun curriculum né politico né di altra eccellenza? Che esempio diamo al mondo, ai ragazzi, alla classe dirigente, se si può diventare premier in un modo più arbitrario della lotteria, senza meriti né capacità, senza aver mai conquistato il consenso elettorale, senza aver mai amministrato nulla? Solo un curriculum taroccato di un prof minore. Finisce la politica, la sua dignità, il suo ruolo e il suo corso se si diventa premier solo per trovare un prestanome a una diarchia quale era quella che si profilava tra grillini e leghisti.
Poi c’è una questione morale. Non si può presiedere due governi di segno opposto, passare dalla guida di un governo sotto l’egemonia di Salvini a un governo antisalviniano. Abbiamo visto tutti i tradimenti in Italia, paese di voltagabbana, ma mai quello di affidare la guida del tradimento alla stessa persona che guidava il governo precedente. È come se dopo la sfiducia del 25 luglio, Mussolini avesse presieduto un governo antifascista filo-Alleati… È una questione morale grande come una casa, che non ha precedenti al mondo, vergogna d’Europa. Il discorso dovrebbe riguardare tutte le forze politiche di ogni colore, perché discredita tutti. Lo dico a chi crede che la questione morale sia solo non rubare; la disonestà è una madre prolifica, il ladrocinio è solo uno dei suoi figli numerosi. Conte è oggi la prima questione morale italiana.
Terzo, una questione istituzionale. Conte si è concesso un potere e una visibilità che non hanno avuto nemmeno i due egolatri degli ultimi anni, Berlusconi e Renzi, che perlomeno non furono chiamati al governo mentre erano a pesca, ma avevano costruito la loro scalata politica. Grazie all’uso della pandemia, Conte è apparso l’uomo solo al comando che non avevamo dal tempo del Duce. Ha scavalcato il Parlamento e lo stesso Capo dello Stato, si è arrogato un potere attraverso una raffica di decreti e di prediche che nemmeno le repubbliche presidenziali di leader eletti dal popolo…
Infine, una questione nazionale ridotta a Fatto personale. Nel momento più drammatico del nostro Paese, mentre eravamo i primi al mondo per numero di morti da covid-19, il Conte si vantava del suo governo e del modello italiano come esempio per tutto il mondo. E mentre annunciava di passare alla storia il nostro paese reggeva solo grazie all’abnegazione di medici, volontari e infermieri. Dai piani sanitari inesistenti alle mascherine. Per non dire delle grottesche istruzioni per l’uso ai cittadini. Per mesi il Conte ha sparato pacchi di miliardi mai visti, raggirando un popolo, giocando sulla sua pelle, cercando di trasformare la disperazione e la paura in consenso personale. Sciacallaggio. Un presidente-annunciatore che si accinge a varare, sta pensando di fare, è sul punto di… Un fuffante, spacciatore di fuffa. Il Conte non ha altro interesse che se stesso, il ritorno d’immagine e consenso per lui e la sua persistenza al potere, a ogni prezzo, con ogni trasformismo, a ogni condizione. Pronto a vendersi tutto e tutti, Italia inclusa, pur di galleggiare lui. E vantarsi di meraviglie che nemmeno De Gasperi… L’ultima sua versione del non fare, per mediare tra grillini e pidini è la caricatura del Temporeggiatore: Conte Fabio Massimo.
Ad aggravare il tutto c’è il suo Richelieu-burattinaio, Rocco Casalino di cui non servono aggettivazioni, basta il nome, il curriculum e lo stile. Nessun governo decente al mondo avrebbe in cabina di regia politico-mediatica uno così.
Il consenso dato a Conte è la conferma di una legge commerciale combinata a uno stato psicologico di massa. Se batti e ribatti ogni giorno su un solo prodotto in posizione prioritaria e predominante sul mercato; e se combini questa legge di mercato con la sindrome di un paese spaventato e affamato, in cerca di rifugio e di paternità surrogate, ottieni quel risultato. A questo aggiungi l’anomalia di un paese in cui media e cultura attaccano più l’opposizione che il governo.
L’unico argomento a favore di Conte è il mondo circostante: se la politica italiana non ha trovato di meglio che ripiegare su di lui e tenerselo in due fasi opposte, se a guidare le danze sono minus habentes come i grillini e gli zingarettini, se le alternative che si profilano sono scadenti e poco affidabili; e se tutti hanno paura di rischiare, poi non lamentatevi se Conte sta lì. Ma il fatto che Conte non sia di sinistra o di destra ma segni la fine di ogni politica, sia la versione parodistica del potere democristiano e sia il trionfo del peggior trasformismo nel momento peggiore della nostra storia repubblicana, mi porta a dire, cara Signora, che cacciare Conte per ridare un po’ di dignità alla politica, alle istituzioni e concretezza di opere al Paese, è una priorità inderogabile, qualunque cosa si abbia in mente di fare.
MV, La Verità 8 luglio 2020