L’EMCDDA-European Monitoring Centre for Drug Addiction e l’Europol, Agenzia dell’Unione europea per la lotta al crimine, hanno redatto uno studio sull’impatto della pandemia da Covid-19 sul mercato della droga in 22 paesi europei, esclusi Italia, Germania e Regno Unito: pur trattandosi di assenze non di poco conto, le conclusioni appaiono comunque interessanti (https://www.emcdda.europa.eu/publications/joint-publications/eu-drug-markets-impact-of-covid-19_en).
Il mercato della droga, si legge nel documento pubblicato nel maggio scorso, ha continuato a produrre profitti, come dimostra l’alto numero di sequestri effettuati. Le restrizioni agli spostamenti hanno avuto effetti dirompenti sul mercato, sui prezzi e sulle scorte: il traffico è proseguito sui canali del trasporto alimentare utilizzati in precedenza, che la pandemia ha contribuito ad evidenziare. Quello che ha incrementato notevolmente il traffico è stato il commercio on line, dal web darknet (web sommerso non indicizzato dai comuni motori di ricerca) ai social, il tutto collegato ovvie difficoltà dello spaccio per strada.
Il commercio per internet, sottolinea il documento, persisterà a lungo, in modo particolare per le piccole quantità di cannabis: via darknet l’incremento delle vendite è del 27% specialmente per gli acquisti di piccole quantità.
Il documento prende in analisi le principali sostanze di abuso.
Cocaina: ha visto un aumento dei prezzi, e la riduzione della purezza e della disponibilità; si sono registrati il crollo del mercato per via aerea, e il crollo della richiesta per la chiusura di pub, club, discoteche, e pure la crisi economica ha concorso alla contrazione della domanda. Il commercio marittimo è rimasto una importante fonte di approvvigionamento di cocaina, come dimostrano i sequestri nel Porto di Rotterdam, di Amburgo e i 500 Kg sequestrati su una nave battente bandiera del Montenegro.
Cannabis: la produzione domestica non è stata intaccata dalla pandemia come pure quella nei Balcani occidentali; il traffico tra Belgio e Olanda non ha subito cambiamenti. La domanda, dopo un picco iniziale, non si è modificata significativamente pur una ricerca olandese segnala che tra gli utilizzatori due su cinque hanno aumentato le dosi e in pochi le hanno ridotte. Si è ridotta la disponibilità per effetto del distanziamento sociale e della chiusura delle frontiere che ha ristretto il traffico tra le varie regioni. Si attende un aumento della produzione in Albania, principale fornitore di cannabis per l’Europa: i recenti sequestri in Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia confermano che quelle rotte sono rimaste attive. A proposito della produzione domestica, in Svizzera analisi effettuate sulla cannabis hanno evidenziato la presenza di cannabinoidi sintetici al posto del Thc: il che allarma notevolmente per i significativi rischi per la salute. Fra i derivanti della cannabis, operazioni di polizia in Marocco e Spagna hanno avuto come effetto la riduzione della disponibilità di hashish in alcune parti di Europa con aumento dei prezzi anche del 20%.
Eroina: il traffico continua per le normali vie, pur se il condizionamento dalle diverse modalità delle restrizioni ha comportato un aumento dei prezzi. La rotta attraverso la Bulgaria ha visto una riduzione del traffico anche se, attraverso il trasporto di alimenti, il rifornimento verso l’Europa è continuato. Pur con una richiesta rimasta alta, la scarsità dell’eroina su alcuni mercati è stata sostituita da altre sostanze (NPS) o droghe alternative (crack cocaine, anfetamine, catinoni sintetici) con la possibilità che talune di esse restino a lungo sui mercati. La produzione afghana non è stata intaccata dalla pandemia, ma la chiusura dei confini ha ridotto la disponibilità dell’anidride acetica, principale precursore dell’eroina (attraverso la diacetilazione della morfina) con ripercussioni sulla sua produzione.
Droghe sintetiche: la produzione è proseguita in Olanda e Belgio, ma, venendo meno le occasioni di spaccio, luoghi di incontro e festival, è calata la domanda. I precursori di queste sostanze provengono principalmente dalla Cina e la chiusura delle frontiere ne ha bloccato gli accessi, ma le scorte accumulate hanno consentito la produzione regolare in Olanda e Belgio e la diffusione attraverso vecchie vie del contrabbando. Continua anche l’esportazione: l’8 aprile 2020 10mila compresse di MDMA sono state bloccate in partenza per gli Usa, per la Colombia e il Sud Africa
Il documento permette di prevedere:
- l’aumento dell’uso del commercio on line attraverso il darknet, i social e le app pur con l’allentamento delle restrizioni;
- la mancata riduzione del commercio su larga scala;
- l’incremento del consumo di alcool o di sostanze meno costose come le NPS, con vie di somministrazione più pericolose come le iniettive, a seguito della recessione;
- Un aumento delle scorte a livello locale per soddisfare la domanda dei dipendenti.
Sarebbe interessante comprendere se quanto accaduto in Italia su questo fronte durante la pandemia sia in linea con queste tendenze: è materia sulla quale sarebbe auspicabile un approfondimento da parte del Dipartimento sulle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio.
Andrea Bartelloni
Lug 10, 2020