Mai così tanti casi nel mondo come in questo momento, ma nel nostro Paese va meglio. Non dobbiamo dimenticare le misure di distanziamento sociale.
Dobbiamo guadagnare posizioni il più possibile, questo è il momento migliore per farlo. Il Sars Cov 2 miete vittime ovunque, è di ieri l’allarme dell’Oms: 228.000 nuovi casi registrati nel mondo in un solo giorno, con contagi più che raddoppiati in un mese e mezzo (qui la mappa). Nel nostro Paese nei 70 giorni peggiori della pandemia, dal 20 febbraio al 30 aprile, sono morte 28.561 persone, e sono passati solo tre mesi da quel 28 marzo che registrò il massimo numero di decessi, 897. In queste settimane l’andamento epidemico in Italia è di molto migliorato: abbiamo assai meno pazienti ospedalizzati, le forme cliniche con le quali la malattia si manifesta sono decisamente meno severe, è crollato il numero di malati che sono ricoverati in terapia intensiva, ma il virus circola ancora. Prova ne siano i focolai registrati in varie regioni e il continuo riscontro di soggetti positivi ai tamponi.
Nessuno sa cosa ci attenderà nei prossimi mesi ma questo è il momento migliore per guadagnare il più possibile terreno nella battaglia contro il virus contenendone quanto più possiamo la diffusione. Le misure di distanziamento sociale che ormai tutti ben conosciamo non vanno dimenticate, come purtroppo in molti stanno facendo, ma applicate ancora. La circolazione virale deve ulteriormente diminuire, e questo è il momento più propizio per riuscire a farlo, è questa la strategia migliore per poter affrontare una possibile seconda ondata epidemica. Al netto delle stucchevoli polemiche tra esperti di queste settimane questo obiettivo è da tutti condiviso e resta un caposaldo del contrasto al virus. Non dimentichiamo che in Paesi anche vicini al nostro, come la Francia, l’andamento epidemico non è così favorevole come quello italiano e abbiamo ormai ben imparato come quello che accade in ogni luogo del mondo ci riguardi direttamente.
Sono troppe le cose ancora non chiare sul Sars CoV 2 per potersi permettere di abbassare troppo la guardia, non si tratta di essere allarmisti ma solo realisti, i dati della geografia mondiale parlano da soli. La ripresa graduale delle attività produttive con le giuste attenzioni è avvenuta nella nostra nazione senza ripercussioni epidemiche e questo è un risultato molto confortante ma i cittadini devono sapere che la parola fine è ancora lontana dall’essere scritta. Per chi in questi mesi è stato in prima linea e ha visto l’inimmaginabile, vedere oggi persone senza mascherine che chiacchierano come se nulla fosse a poca distanza una dall’altra, è un pugno nello stomaco. Grazie all’impegno di tutti abbiamo vinto molte battaglie, ma la guerra non è ancora finita e la battaglia finale per il nostro Paese potrebbe giocarsi nelle prossime settimane. Azzerare del tutto la circolazione del virus è probabilmente un obiettivo irraggiungibile ma, continuando a applicare le misure di distanziamento sociale, ridurla al minimo sarebbe già molto, molto importante.
Sergio Harari
Corriere della Sera
13 Luglio 2020