VATICANNEWS.VA – Vaccini, Cauda: “Nella ricerca servono rigore e etica”

La ricerca di un vaccino contro il Covid – 19 destinato all’umanità, sta impegnando studiosi di tutto il mondo senza però una certezza di successo viste le incognite della mutazione del virus. Ne parliamo con il direttore dell’Unità di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma.

Si lavora nel mondo alla ricerca di un vaccino per contrastare una pandemia finora costata la vita a oltre 620mila persone Più di 15 milioni i contagi e gravi gli squilibri sociali ed economici che ne stanno derivando. Le ultime dichiarazioni da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità spingono alla prudenza.  Il direttore del programma emergenze dell’Oms, Mike Ryan, frena infatti sui tempi, rimandando all’inizio del 2021 le prime” realistiche vaccinazioni possibili”, non prima. “Dobbiamo essere in grado  – ha affermato parlando alla stampa –  di guardare le nostre comunità negli occhi e assicurarle che abbiamo preso tutte le precauzioni possibili, affinché il vaccino sia sicuro ed efficace prima di poterlo distribuire”.

Intanto gli Stati Uniti che ancora detengono il triste primato di Paese più colpito, l’amministrazione Trump si è impegnata a spendere 1,95 miliardi di dollari per 100 milioni di dosi del potenziale vaccino per il coronavirus che stanno sviluppando la tedesca BioNTech e Pfizer e che sarà distribuito gratuitamente agli americani. L’intesa include anche l’opzione per gli Stati Uniti di acquistare ulteriori 500 milioni di dosi a patto che il vaccino venga approvato dalle autorità di regolamentazione

Per fare chiarezza proprio sui tempi, sulle dinamiche scientifiche che stanno guidando la ricerca e sulle scelte etiche che dovrebbero accompagnare gli studiosi, abbiamo parlato con il professor Roberto Cauda direttore Unità Malattie Infettive Policlinico Gemelli di Roma:

L’intervista al professor Cauda

Dunque, bisogna fare come sempre un distinguo, in questi casi. Sì è vero sono molti i gruppi al mondo che stanno studiando il vaccino e molte sono state le sequenze brevettate per potenziali candidati. Io mi soffermerei in questo momento sui 3 vaccini che sono stati oggetto di 3 pubblicazioni. Una un po’ di tempo fa, un vaccino e uno studio cinese e due, che sono state pubblicate più recentemente, e sono uno il Moderna, termine che è stato utilizzato dai media per definire questo vaccino, che è una speciale formulazione del RNA messaggero della proteina Spike, perché tutto ruota sempre attorno a questa proteina Spike, che si ancora alle cellule dell’organismo; e un altro, quello dell’AstraZeneca che ci vede anche molto interessati – perché parte degli studi vengono effettuati qui in Italia – che ancora una volta utilizza la proteina Spike con un vettore rappresentato da un adenovirus  che gli fa da supporto. Per cercare di capirne di più: questo tipo di vaccini segue la logica di tutti i vaccini introdotti nella profilassi da quando c’è questo regolamento sui vaccini, in modo che siano sicuri ed efficaci, e si compone di 4 fasi. La fase 1 e la fase 2, a cui si riferiscono queste pubblicazioni, in cui in genere su un gruppo limitato di soggetti – ma in questo caso si parla già di migliaia di soggetti – si cerca di trovare qual è la dose più efficace per non dare effetti collaterali e per stimolare un adeguata risposta immunitaria. Tutti e tre questi vaccini si sono rivelati scevri di grossi effetti collaterali. Certo, qualche effetto collaterale ce l’hanno, come rialzo febbrile, astenia, dolore nella sede della dell’inoculo, però, insomma si tratta di situazioni non gravi e tutti hanno mostrato la capacità di produrre degli anticorpi neutralizzanti. Dopo la fase 1 e la fase 2, si passerà alla fase 3 e alla fase 4, in cui si vaccinano regolarmente i soggetti esposti al contagio, quindi potenzialmente tutti noi, e si vede, si monitorizza l’efficacia proprio sui grandi numeri. E quindi il vaccino è entrato in quella che è la fase industriale. E c’è stata un’accelerazione in cui c’è – è inutile negarci questo fatto – una competizione anche su base economica, perché evidentemente ci sono anche grossi interessi economici che ruotano nell’allestimento del vaccino. Io personalmente sono ottimista, cioè penso che questi tipi di vaccini saranno, quello che gli americani dicono il Game Changer, cioè quello che cambia le regole del gioco e, qualunque sia il vaccino, probabilmente ne avremo più d’uno perché più gruppi arriveranno al traguardo più o meno in contemporanea, credo che sarà sicuramente la modalità che consentirà di giungere al controllo della pandemia.

Professor Cauda il vaccino che riscuote maggiore interesse, anche dal mondo scientifico, è quello che si sta sperimentando tra Londra e Pomezia in Italia…

Sì è uno dei vaccini in maggiore fase di avanzamento, di cui ci sono già stati dei dati pubblicati, se n’è parlato se ne parla in media, c’è una grande aspettativa su questo. La Oxford University e la sperimentazione presso l’industria di Pomezia, rende questo vaccino molto interessante. Ce ne sono ovviamente anche degli altri. Ho ricordato quelli nei confronti dello Spike che sono un po’ quelli più accreditati. Ma poi ci sono vaccini rappresentati dal virus intero. Però c’è una cosa che proprio perché sto parlando dalla Radio Vaticana, mi preme sottolineare, ed è stato un qualche cosa che ha detto Bill Gates nelle settimane scorse. Siccome il vaccino deve essere un qualche cosa a disposizione dell’umanità, non può essere soltanto a disposizione di alcuni, ci dev’essere una universalistica distribuzione, sia perché è etico farlo, ma anche, mi permetta di dire, a fine utilitaristici, perché finché ci sono dei focolai di malattia in qualche parte del mondo, nessuno di noi ha la garanzia che questo virus non muti e magari muti in quelle sequenze per cui, il vaccino somministrato ha prodotto degli anticorpi neutralizzanti, il che li renderebbe inefficaci. Quindi attività e rigore scientifico da una parte, ma anche grande eticità.

E un’ ultima notizia ci arriva dalla Nigeria perché, anche in questo paese africano, si sta studiando e mettendo a punto un vaccino,elaborato sulla base di virus raccolto in diverse regioni dell’Africa …

Io ho una lunga esperienza di attività in Africa nel campo cooperazione solidale, e conosco che ci sono delle realtà molto variegate in cui, attorno a ospedali molto semplici, ci sono anche centri di ricerca molto sofisticati e il fatto che in Nigeria così come probabilmente in altre parti di questo grande continente che è l’Africa, si stia studiando il vaccino, credo sia una buona notizia in questo momento. Vuol dire infatti che anche nelle regioni cosiddette più povere o dove c’è forse una maggiore necessità di intervento, si sta alacremente lavorando al vaccino, in modo da renderlo disponibile. Sul problema che siano vari ceppi,questo probabilmente non è così essenziale. Dal momento che questo virus muta, ma non cambia. Mi permetta di fare questa battuta, nel senso che, anche le mutazioni che avvengono, in genere, non dovrebbero andare a incidere su queste regioni altamente conservate che sono quelle dello Spike.

Luca Collodi e Gabriella Ceraso –

25 luglio 2020

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