Il filosofo francese Olivier Rey riflette sulla grande crisi che stiamo attraversando.
Quaranta anni fa, a metà agosto, cominciò la ribellione degli operai polacchi nei cantieri navali di Danzica. Come conseguenza di quegli scioperi, nel giro di nove anni cadde l’intero regime comunista sovietico, evento che siamo abituati a connettere con la spettacolare demolizione del muro di Berlino nell’ottobre del 1989.
E’ un asse strategico: una bilaterale politica, economica e militare, che si snoda lungo il parallelo fra Pechino e Teheran, ma che guarda anche a Mosca. Potremmo definirlo un fronte anti-americano per antonomasia, in un momento in cui il segretario di Stato Usa Mike Pompeo lancia un appello al mondo libero per contenere soprattutto la Cina.
L’economia sta dominando la vita in ogni suo aspetto in modo sempre più pervasivo e penetrante. Tutte le spese devono ritornare a chi le sostiene almeno con un piccolo guadagno. Lo stesso avviene con gli impegni che ci assumiamo. Sono passati i tempi del disinteresse, dell’altruismo. Oggi misuriamo ogni azione che compiamo coi profitti che possiamo ricevere in cambio. Non è vero, che se qualcuno si rivolge a noi, lo fa proprio con qualche interesse? Ha bisogno di noi per i suoi bisogni.
Facebook ha annunciato che, insieme ad Instagram, ometterà e vieterà qualsiasi contenuto che promuova le terapie riparative. Come riportato da CNN Business, la motivazione, secondo i gestori del più noto social network esistente in rete, sarebbe che, diffondere simili informazioni equivarrebbe a sostenere un “discorso di odio”.
“Dimenticarsi della scomparsa di tanti anziani sarebbe doppiamente criminale, ancora di più di quello che ha fatto il Covid”: Luca Lorini, medico dell’ospedale di Bergamo, testimonia il suo impegno e quello del personale sanitario nel salvare vite umane. Il diario della pandemia nell’instant book ‘Luca’ (Messaggero Padova).
In Terra Santa la pandemia ha trasformato i luoghi di culto in spazi deserti.
Dalla scuola del passato, dalla riflessione sulla società di Agostino alla “Laudato sì”.
Banchi, carenza di spazi, pagamenti ai prof degli interventi di recupero e altro ancora: la crisi della scuola si sta ripiegando su se stessa.