A sostenerlo è Abdessatar Ben Moussa, avvocato, presidente della Lega per i diritti umani, uno dei membri del Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, insignito, nel 2015, del Premio Nobel per la Pace.
Se non fosse un documento di fonte scientifica, l’ultimo rapporto sulle infezioni sessualmente trasmesse (Ist) in Italia, consistente in una quarantina di pagine pubblicate sul numero di luglio/agosto del Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità,
potrebbe essere tranquillamente bollato come «omofobico».
Il virus ha fatto capire ai tedeschi contro ogni scetticismo che i Paesi dell’Ue meridionale, essendo vittima di un disastro non imputabile alla loro responsabilità, meritavano solidarietà economica. Ma vedo due grandi difficoltà all’orizzonte.
Una molotov, la cappella ridotta a una bocca di fuoco, il crocifisso sfigurato dalle fiamme. Perseguitata e irrisa dai paramilitari di Ortega la chiesa nicaraguense non vacilla né dimentica le parole di Giovanni Paolo II
Colloquio con padre Vito Nardin, preposito generale dei rosminiani, sul male nel mondo.
La testimonianza del vescovo emerito di Ivrea, ultimo padre conciliare italiano vivente «Con l’elezione di Bergoglio ho visto il coronamento programmatico del Concilio a cui ho partecipato»
Mai come in quest’anno di pandemia è necessario riscoprire l’insegnamento sull’Europa di Giovanni Paolo II. In ballo c’è la tenuta dello stato liberale e democratico.
Di etimologia incerta (dal latino altus, elevato, ma anche da adolere, ardere, allusivo al fuoco che consuma la vittima), l’altare è il luogo dove viene offerto il sacrificio. Fatto di pietra, presso greci e romani aveva dimensioni ridotte senza escluderne di più ampie, come l’ara pacis di Augusto. Nell’economia cultuale del popolo ebraico rivestiva un ruolo preciso: pensiamo all’altare eretto da Noè (Gen 8, 20), da Abramo (Gen 12, 7; 13, 18), da Isacco (Gen 26, 25); Mosè lo innalzò per suggellarvi col sangue l’alleanza sinaitica (Es 24); nel tempio di Gerusalemme l’altare era il luogo cultuale per eccellenza.