Mi è stata posta una domanda che penso possa interessare un po’ di persone per cui rispondo in un post a se stante.
La domanda è più o meno questa: “perché ora abbiamo molti meno casi gravi rispetto ai mesi precedenti?”.
Una spiegazione univoca non è ad oggi disponibile. Cerco di dare alcuni elementi.
1) l’età dei contagiati si è abbassata enormemente. Nelle settimane di marzo-aprile l’età mediana dei contagiati era 60-65 anni, mentre nell’ultima settimana è scesa a 35 anni (vd grafico sotto). Abbiamo sempre rinvenuto una correlazione importante tra età e letalità (in uno studio da poco pubblicato che ha preso in esame Nazioni tecnologicamente sviluppate le differenze di età spiegavano il 66% delle differenze di letalità Ann Intern Med. 2020 Jul 22 : M20-2973). L’abbassamento dell’età è verosimilmente da mettere in relazione alla maggiore propensione al rischio dei giovani rispetto agli anziani che ha portato i primi a ridurre il distanziamento e l’uso dei D.P.I. Rimarrà sempre bassa? Ragionevolmente è da prevedere che ritorni a crescere (non so quanto), perché con l’avvento dell’autunno i giovani staranno più in casa e nei luoghi di lavoro dove saranno a contatto con persone più anziane.
2) le condizioni metereologiche, l’uso delle mascherine, il distanziamento in teoria potrebbero concorrere ad un abbassamento della carica virale e a determinare un quadro clinico più lieve. Non esistono studi che lo abbiano provato. Abbiamo solo un’evidenza indiretta da uno studio che pone l’odd ratio di malattia respiratoria clinica a 1,49 nei sanitari che usavano le mascherine chirurgiche rispetto alle FFP2 e FFP3. Benché non raggiungesse la significatività statistica (95% I.C. 0,98-2,28), il dato vi era molto vicino (Influenza Other Respir Viruses. 2020 Jul;14(4):365-373).
3) il miglioramento terapeutico: in questi mesi abbiamo imparato l’importanza della profilassi antitrombotica, la gestione della tempesta citochinica, le tecniche di ventilazione più adatte per questi pazienti. Questi sono i dati consolidati. Su altri provvedimenti le evidenze non sono ancora definitive. Quanto incide? Solo in parte, come dimostrano i morti in USA che continuano ad essere tanti (vd. Punto n. 4).
4) mutazioni del virus. Certamente il virus ha subito una serie di mutazioni. Se questo sia responsabile di una ridotta patogenicità è soltanto una congettura. NON ESISTE ad oggi alcuno studio che abbia dimostrato un collegamento tra mutazione genetica del virus e manifestazioni cliniche. Affermarlo non come ipotesi, ma come evidenza, come purtroppo fa qualcuno (anche colleghi medici) in maniera tanto disinvolta, è un insulto ai fatti, alla serietà e alla professionalità. Ed infatti non citano mai alcuno studio a supporto. A margine riporto il dato dei morti negli Stati Uniti. La media mobile a 7 giorni è da metà giugno posizionata a 1.000 morti giornalieri (vd. Grafico riportato). Com’è, negli USA il virus non è mutato? O pensiamo che negli USA non siano bravi a curare questi pazienti?
Questi, al meglio delle mie conoscenze, sono i fatti. Ricordo che delle nostre parole portiamo una responsabilità morale. E affermare il falso è sempre un peccato. E parlare quando non si ha alcuna cognizione, solo per esprimere un’opinione e soddisfare in questo modo il desiderio di “esserci”, in casi come questi può creare confusione nelle persone più semplici, disinformazione, può indurre indirettamente le persone ad ammalarsi.
E per questo avverto: sulla mia bacheca quelle che non sono legittime domande di chiarimento, ma pretenziose e pretestuose pseudoconfutazioni saranno cancellate e gli autori bloccati.
Dott. Renzo Pucetti
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