Col decreto agosto gli stanziamenti in deficit (e quindi in maggiore debito) salgono ad una cifra che farebbe impallidire lo stesso Zio Paperone. E’ il caso di porsi la classica domanda: a che punto è la notte? Siamo ancora nel buio profondo oppure si annuncia l’aurora? Interpretando la metafora potremmo chiederci se stiamo ancora nella fase 1 a varare provvedimenti ‘’riparatori’’ che sostituiscano redditi colpiti e fatturati falcidiati oppure se abbiamo imboccato la via di quelle riforme strutturali che possono concorrere ad una ripresa economica e sociale, in vista dei finanziamenti europei.
Per Guido Gentili, editorialista del Sole 24 Ore, (si veda una intervista su Il Sussidiario) con il Decreto agosto “non siamo ancora usciti dalla fase 1, si continua con una strategia che cerca di dare dei sostegni alla domanda, con bonus e micromisure settoriali, ma senza una svolta. Nonostante le promesse fatte dalla maggioranza e dal presidente del Consiglio di andare verso una politica di riforme strutturali, queste ancora non si vedono”. E’ quello di Gentili un giudizio particolarmente critico, severo ma corretto. Vedremo in maggior dettaglio il contenuto delle norme sparse in un gran numero di articoli come nei decreti precedenti.
Ma intanto è opportuno sottolineare un rischio che il Paese sta correndo ovvero che le politiche congiunturali divengano una vera e propria strategia, da cui il governo non riesca a distaccarsi per volare più alto. Esistono forze politiche e sociali consistenti tuttora prigioniere del “primum vivere“, intenzionate cioè ad usare le grandi disponibilità economiche per tirare a campare in una logica prettamente assistenziale.
L’esempio più evidente di questa impostazione “conservativa’’ viene dai sindacati, i quali hanno dato la priorità al prolungamento della cig, alla proroga del blocco dei licenziamenti e alla definizione di un sistema pensionistico rivolta ad agevolare l’uscita dal mercato del lavoro, non per fare posto (come era la finalità fantasiosa di quota 100 e dintorni) a nuova occupazione, ma per agevolare gli esuberi. E’ vero che – per fortuna – nel decreto Agosto la proroga del blocco è più flessibile e articolata: il blocco sarebbe prorogato fino al 15 novembre limitatamente alle aziende che ricevono incentivi, contributi o che fruiscono di ammortizzatori sociali.
Vedremo se i sindacati accetteranno questa mediazione. Il problema, tuttavia, resta un altro: che cosa succederà a partire dal prossimo 16 novembre o dal 1° gennaio (se dovesse passare la richiesta delle confederazioni)? Il blocco dei licenziamenti si basa – in ogni caso – su di un presupposto astratto e insostenibile nella realtà: che, passata la bufera della crisi sanitaria e delle ricadute del lockdown sull’economia, tutto possa tornare come prima e allo stesso modo di prima. Il blocco dei licenziamenti avrebbe la pretesa di congelare la situazione pre-covid e restituirla “più forte e gagliarda di prima’’. Tutto ciò, impedendo alle aziende di riorganizzarsi e di adeguare gli organici alle nuove esigenze produttive.
Quella dei sindacati è una posizione comprensibile – vista la gravità dei problemi occupazionali che si porranno in autunno – ma alla lunga finisce per impiegare importanti risorse per assicurare un reddito e non un’occupazione e imbalsamare posti di lavoro finti. Quanto alle misure principali è previsto un rinvio per pagare le tasse sospese: i versamenti delle tasse e dei contributi sospesi a marzo, aprile e maggio potranno essere pagati in due anni.
L’appuntamento col fisco è confermato per il 16 settembre, ma le rate mensili scaglionabili da 4 sono diventate 24. C’è poi un rifinanziamento del reddito d’emergenza con una quota in più, una tantum, da 400 a 800 euro in base al nucleo familiare, e la possibilità di domanda all’Inps fino al 15 ottobre, la cassa integrazione per i lavoratori di Air Italy (una delle tante partite specifiche che hanno trovato posto nei 109 articoli del decretone), la decontribuzione del 30% per chi assume al Sud, il condono del 70% dei canoni delle spiagge per i gestori degli stabilimenti.
Vi sono poi ulteriori sospensioni fiscali per Tosap e Cosap, per la seconda rata Imu di alberghi, cinema, fiere, discoteche e night club. Per i ristoratori vengono riservati 400 milioni, in relazione ai cali di fatturato e all’acquisto di prodotti da filiere italiane. Vengono ribaditi – tuttora con una regolamentazione da definire – i bonus per l’uso di moneta elettronica. Sono incluse risorse per pagare gli straordinari ai medici e per rifinanziare il fondo baby-sitter per le loro famiglie.
Per comprare vaccini anti-Covid-19 sono stati stanziati 80 milioni nel 2020 e 300 milioni nel 2021, purché siano prodotti da imprese nazionali. E se questi vaccini – viene da chiedersi – fossero prodotti da imprese straniere dovremmo pagarli di tasca nostra ? Sono altresì stanziati 1,5 miliardi per le imprese con capitale del Mef (leggi Monte dei Paschi). Suscitata una intensa discussione il progetto di istituire una fiscalità di vantaggio per le aziende del Mezzogiorno.
I critici di questa impostazione sollevano il caso di una crisi più grave al Nord. Un argomento discutibile visto lo storico divario tra le due Italie. Nessuno fino ad ora si è chiesto se le regole europee consentono un’operazione siffatta. Come i cavoli a merenda il decreto (che dovrebbe contenere norme omogenee) prevede una riforma del CSM e nuove regole nel rapporto tra magistrati e politica. Su queste disposizioni sono piovute numerose critiche, ma è opportuno stare a vedere che cosa succederà.
12 agosto 2020
Giuliano Cazzolla