Una molotov, la cappella ridotta a una bocca di fuoco, il crocifisso sfigurato dalle fiamme. Perseguitata e irrisa dai paramilitari di Ortega la chiesa nicaraguense non vacilla né dimentica le parole di Giovanni Paolo II
Colloquio con padre Vito Nardin, preposito generale dei rosminiani, sul male nel mondo.
La testimonianza del vescovo emerito di Ivrea, ultimo padre conciliare italiano vivente «Con l’elezione di Bergoglio ho visto il coronamento programmatico del Concilio a cui ho partecipato»
Mai come in quest’anno di pandemia è necessario riscoprire l’insegnamento sull’Europa di Giovanni Paolo II. In ballo c’è la tenuta dello stato liberale e democratico.
Di etimologia incerta (dal latino altus, elevato, ma anche da adolere, ardere, allusivo al fuoco che consuma la vittima), l’altare è il luogo dove viene offerto il sacrificio. Fatto di pietra, presso greci e romani aveva dimensioni ridotte senza escluderne di più ampie, come l’ara pacis di Augusto. Nell’economia cultuale del popolo ebraico rivestiva un ruolo preciso: pensiamo all’altare eretto da Noè (Gen 8, 20), da Abramo (Gen 12, 7; 13, 18), da Isacco (Gen 26, 25); Mosè lo innalzò per suggellarvi col sangue l’alleanza sinaitica (Es 24); nel tempio di Gerusalemme l’altare era il luogo cultuale per eccellenza.
Una molotov, la cappella ridotta a una bocca di fuoco, il crocifisso sfigurato dalle fiamme. Perseguitata e irrisa dai paramilitari di Ortega la chiesa nicaraguense non vacilla né dimentica le parole di Giovanni Paolo II
Tutti noi abbiamo avuto l’opportunità di incontrare dei sacerdoti nella nostra vita. Di alcuni abbiamo ricordi belli, di altri forse no. Ma specialmente per chi è cattolico, la vista di un sacerdote è senz’altro familiare. Modello dei sacerdoti fu il prete francese, oggi santo, Giovanni Maria Vianney (1786-1859), morto il 4 agosto. Un sacerdote umile, su cui non molti scommettevano, un sacerdote che ci insegna che è ben altra la sapienza richiesta a chi vuole seguire Dio.
Dall’esecutivo più sinistro e laicista della storia repubblicana, come il governo Conte bis, ci si può aspettare di tutto. Magari anche che avalli l’ultima boutade di alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Porta il n. 1828, infatti, il disegno di legge costituzionale recentemente depositato da ben ventisette senatori grillini, tra i quali non mancano nomi di peso come il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Barbara Lezzi, o il noto esponente pentastellato Elio Lannutti. Questi autorevoli esponenti del Movimento Cinque Stelle si propongono nientepopodimeno che di modificare l’art. 1 della Costituzione italiana, aggiungendo la parola “laica” alla definizione dell’Italia come “repubblica democratica”.