Come convive la denuncia del genocidio femminile con le incessanti campagne per il diritto delle donne ad eseguire interruzioni di gravidanza più facili e accessibili?
C’era una volta il decreto semplificazioni, osannato da molti esponenti del Governo come la svolta epocale, il grimaldello per scardinare tutte le resistenze alla ripresa socioeconomica e per smantellare i maggiori ostacoli burocratici. Quel testo di legge, il n.76 del 16 luglio 2020, recante “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”, è il classico provvedimento che fa i conti senza l’oste e cala idee anche buone in un quadro normativo, tecnologico e culturale impossibile da cambiare se non nell’arco di anni o addirittura lustri. Risultato: gran parte di quelle disposizioni si riveleranno inattuabili e lasceranno il Paese prigioniero di procedure farraginose, lacci e lacciuoli, con il risultato finale di tarpare le ali alla ripartenza del Paese.
Un appello ai cristiani e agli uomini di buona volontà perché abbia fine l’inqualificabile silenzio sul genocidio legalizzato dei nascituri voluto dalle ideologie della morte dominanti in Italia e abbia fine il genocidio stesso con le sue leggi e le sue ideologie. E perché l’Evangelium vitae sia il comune «documento di lavoro».
Esce oggi per Rizzoli un volume che mette a confronto il Pontefice e il suo predecessore su temi centrali della fede e della vita dell’uomo. Parolin: tra loro continuità teologica e vicinanza intima.