Secondo Science ci stiamo avvicinando alla «tempesta perfetta» con le due malattie in contemporanea. I trattamenti però sono diversi e non sempre compatibili.
All’inizio della pandemia in molti hanno sostenuto che il nuovo coronavirus era un po’ come un’influenza. Salvo che poi Covid-19 si è dimostrata una malattia molto più letale dell’influenza e soprattutto imprevedibile. Inoltre a differenza dell’influenza Covid-19 non sembra affatto stagionale e lo vediamo con i tanti contagi e i tanti morti che si sono registrati anche in zone del mondo con temperature elevatissime. A partire da questo autunno l’Europa e tutto l’emisfero settentrionale dovranno per la prima volta affrontare la stagione influenzale e contemporaneamente la pandemia. Una «tempesta perfetta» scrive Science.
I rischi
Rimangono ancora molte le domande su come la stagione influenzale potrebbe influenzare la pandemia (e viceversa). La coinfezione con l’influenzapeggiorerà il decorso di Covid-19? Gli esperti non sono sicuri che la vaccinazione antinfluenzale possa aiutare a proteggersi contro il Covid. Il tema è molto controverso e molte ricerche sono in corso. Non si sa neppure se le misure adottate contro la pandemia possano ridurre il peso delle prossima stagione influenzale anche se i dati che emergono dall’emisfero australe sembrano confortanti. In Australia infatti la stagione influenzale sembra essere stata cancellata proprio dalle misure anti covid e da un’alta adesione al vaccino contro l’influenza.
Due cose però sembrano essere chiare: sono necessari test più rapidi e su un numero elevato di persone per distinguere Covid e influenza, che almeno inizialmente hanno sintomi simili , ma richiedono trattamenti diversi. Inoltre una stagione influenzale grave, risultato di più ceppi virulenti o tassi di vaccinazione inadeguati o una combinazione di entrambi i fattori, unita alla pandemia che non mostra segni di diminuzione potrebbe mandare in tilt i reparti di emergenza degli ospedali. In Italia le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la terza causa di morte sia per uomini sia per donne.
I trattamenti sono diversi
Distinguere tra influenza e Covid-19 ha importanti implicazioni sulla prognosi ed è importante farlo in fretta. Sebbene le cure di supporto per l’influenza e Covid-19 siano simili, i trattamenti farmacologici non si devono sovrapporre. «Ci sono farmaci che possiamo somministrare se si tratta di Covid 19 mentre per l’influenza possiamo optare per antivirali specifici» ha detto Benjamin Singer, specialista in cure polmonari in terapia intensiva della Scuola di Medicina Feinberg della Northwestern University . Ma curare erroneamente i pazienti con l’influenza come se «avessero Covid è potenzialmente dannoso e rappresenta uno spreco» avverte Singer.
I farmaci
Una serie di studi randomizzati e controllati hanno scoperto che il Remdesivir per via endovenosa, antivirale ad ampio spettro, era più efficace di un placebo per il trattamento di Covid grave o moderato. Remdesivir ha ricevuto l’autorizzazione dall’Ema (Agenzia europea per i medicinali) per il trattamento di Covid-19 negli adulti e negli adolescenti a partire dai 12 anni di età con polmonite e che necessitano di ossigeno supplementare. Sebbene poi studi precedenti abbiano scoperto che Remdesivir aveva un’attività antivirale contro l’influenza A, il farmaco non è stato testato su pazienti con l’influenza e non ci sono dunque prove che sia efficace contro quella malattia.
Un altro farmaco, il cortisonico desametasone sembra efficace per trattare alcuni pazienti ricoverati con Covid-19 per bloccare la tempesta di citochine, riducendo la mortalità per coronavirus del 35% , ma potrebbe invece nuocere a chi ha l’influenza. Nel 2019 infatti le linee guida di pratica clinica dell’Infectious Diseases Society of America (IDSA) ha specificatamente sconsigliato l’uso dei corticosteroidi per il trattamento dell’influenza stagionale, a meno che non sia clinicamente indicato per altri motivi come per l’asma, perché associati a un aumento di mortalità.
Le co-infezioni
Medici di diversi Paesi nel mese di marzo hanno segnalato pazienti positivi sia al Covid sia all’influenza, ma sono stati una piccola minoranza. «È però più probabile che i pazienti abbiano una o l’altra infezione » ha scritto Michael Osterholm, epidemiologo dell’Università del Minnesota osservando che solo il 3-4% della popolazione ha un’infezione di Sars-CoV-2 mentre il 10-20% potrebbe essere infettato dal virus dell’influenza. Essere contagiati da entrambi è una possibilità abbastanza marginale. I primi report arrivati dalla Cina hanno evidenziato che la coinfezione con altre malattie respiratorie fosse estremamente rara nei pazienti con Covid-19. Tuttavia un altro studio dell’ospedale Tongji di Wuhan è andato in direzione opposta perché su 544 pazienti con Covid-19, quasi il 12% aveva anche l’influenza di tipo A o B.
È emerso che la coinfezione era un fattore di rischio significativo per la degenza ospedaliera prolungata (17 giorni contro 12). Un recente studio in Jama ha rilevato che su 1996 pazienti ricoverati con Covid-19 a New York che sono stati testati anche per altri virus respiratori, solo 42 (2,1%) erano coinfettati e solo 1 era coinfettato con influenza. I pazienti sono stati ricoverati tra il 1 marzo e il 4 aprile. Nella California settentrionale, i laboratori che hanno testato simultaneamente Sars-CoV-2 e altri patogeni respiratori hanno riscontrato un tasso di coinfezione 10 volte superiore (20,7%) rispetto allo studio di New York, ma solo lo 0,9% dei campioni era coinfettato con l’influenza. Un paziente con Covid-19 potrebbe dunque avere anche un’altra patologia respiratoria e viceversa. Più raramente, anche se gli studi sono pochi, è stata evidenziata la coinfezione con l’influenza.
Cristina Marrone
Corriere della Sera
27 Settembre 2020