PROVITA&FAMIGLIA – In arrivo (l’ennesimo) aggiornamento con le emoticon gender fluid

By 30 Settembre 2020Gender

Era nell’aria da mesi, ma con il coronavirus il progetto era stato rimandato. Ora invece è ufficiale: al posto delle emoji del pacchetto 14.0, l’Unicode Consortium, darà la possibilità, agli utenti di tutto il mondo, di usufruire dell’aggiornamento dello standard 13.0. E in che cosa consisterebbe?

Evidentemente in una nuova ricca di scelta di faccine, per la precisione, 217, alcune delle quali perfettamente allineate con certi diktat culturali. E sì perché accanto alle immagini di due nuovi cuori (uno fasciato l’altro circondato da fiamme) e a tre nuovi smiley, abbiamo praticamente la rappresentazione iconografica del “politicamente corretto”, in ogni sua sfaccettatura: dalle coppie gender neutral di ogni razza, alle donne barbute (per la precisione, accanto alla dicitura “uomini con barba” c’è anche la dicitura “donne con barba” e il non ben precisato “persone con barba”). Insomma il condensato dell’ideologia che attualmente si cerca di imporre in ogni occasione lecita e illecita e, ormai, persino in modo quasi ridicolmente subliminale con le faccine degli smartphone, perché nessun segmento del reale dev’essere lasciato libero dall’influenza del gender diktat.

Ebbene sì, perché la convinzione che maschi e femmine non si nasca ma si diventi, deve accompagnarci in ogni momento della giornata e a ogni tocco della tastiera del nostro cellulare.

Insomma un’importante dimostrazione pratica di come, secondo questa ideologia che di scientifico non ha davvero nulla, l’identità sessuale sia qualcosa di accessorio, contingente, come avere i capelli rossi o biondi e non un connotato fondamentale della persona che la identifica come tale e in maniera unica e irripetibile anche nel suo modo di rapportarsi in quanto essere umano, uomo o donna. Ma è appunto riducibile ad una caratteristica qualunque, non solo variabile ma anche intercambiabile col genere opposto. Come se l’essere umano fosse un cyborg formato da pezzi componibili e non un unicum di anima corpo e psiche.

Un’iniziativa di cui non sentivamo davvero la mancanza e che vuole passare come “inclusiva” ma che rischia di produrre, paradossalmente l’effetto opposto. Perché nell’epoca della spersonalizzazione dell’individuo e del moltiplicarsi dei generi e delle identità, ci sarà sempre qualcuno che si sentirà “discriminato” in quanto non incluso in nessuna di queste immagini, con il rischio di scivolare man mano (come sta accadendo…) nel ridicolo.

30/09/2020

Manuela Antonacci

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