«Noi presenteremo il nostro Recovery Plan a dicembre, al massimo a gennaio. Voi?». A questa domanda del ministro francese Le Maire, nessuno ha saputo rispondere
«Noi presenteremo il nostro Recovery Plan a dicembre, al massimo a gennaio. Voi?». È bastata una semplice domanda da parte del ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, in visita a Roma ieri, per svelare tutte le magagne del governo giallorosso. Come spiega oggi Repubblica, «dietro quelle parole pronunciate dal “collega” francese non c’è un banale e diplomatico convenevole. Ma qualcosa di più. Di molto di più. Una preoccupazione. Una agitazione. Di cui il ministro francese si è fatto volontariamente portavoce».
«È TUTTO NELLE MANI DI CONTE»
Se verrà approvato, attraverso il Next Generation Eu l’Italia riceverà dall’Europa 209 miliardi tra sovvenzioni e prestiti ma nessuno a Bruxelles sa ancora come il governo di Giuseppe Conte intenda utilizzarli. Il vero problema è che non lo sa neanche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che a Le Maire non ha potuto fare altro che rispondere: «Il dossier è totalmente nelle mani della presidenza del Consiglio».
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«Le Maire è arrivato a Roma con l’obiettivo di assumere informazioni. Di capire quanto fosse pesante il ritardo italiano sulla più grande scommessa compiuta dall’Unione Europea. Di far rilevare quanto fosse importante sfruttare questa occasione. E di sottolineare quanto il futuro dell’Ue dipenda anche da questo passaggio storico». Ma nel caso dell’Italia, «è il premier che amministra e coordina il dossier. Che gestisce la nascita della cabina di regia. Ed è lui che traccia la road map e ne conosce il baco temporale».
DOV’È IL PIANO?
Le Maire si è spinto oltre. Durante l’incontro ha elencato cinque macro-aree di intervento su cui Francia e Germania hanno già trovato l’intesa per una cooperazione sull’impiego dei fondi europei. «Settori che vanno dalla Rete 5G al futuro energetico dell’idrogeno, dalle infrastrutture alla digitalizzazione. “Sono cose – ha ripetuto Le Maire – che possiamo fare a tre: Italia, Francia e Germania”. Una sorta di suggerimento, una esortazione a non disperdere energie e risorse in una miriade di micro interventi. Che, al contrario, sarebbero incapaci di imprimere lo sviluppo infrastrutturale richiesto dal patto di luglio sul Recovery Plan».
Ma il governo sembra essere in alto mare. Il piano di Conte, se c’è, è tenuto gelosamente nascosto nei cassetti di Palazzo Chigi. Nonostante il Piano Colao e gli Stati generali dell’economia sfarzosamente organizzati a Villa Pamphili, nessun progetto è ancora stato reso pubblico. Ormai non sono più solo l’opposizione o Confindustria a lanciare l’allarme, ma la stessa Unione Europea per voce del ministro francese. Tutti aspettano un segnale dal governo giallorosso e da Conte, che però tarda ad arrivare.
Redazione
27 novembre 2020