PROVITA&FAMIGLIA – Il NO delle associazioni profamily toscane ai corsi gender nelle scuole

By 15 Dicembre 2020Gender

I rappresentanti di più di 30 Associazioni Fiorentine, sono qui oggi per portare il loro contributo al pubblico dibattito suscitato dagli ultimi fatti di cronaca in merito ad una discutibile proposta educativa contenuta nel progetto 47 delle ” Chiavi della Città “.

Esprimono, innanzitutto, sincera vicinanza a tutte le parti coinvolte: insegnanti minacciati e genitori denigrati come manipolatori. Fanno altresì appello a tutti gli insegnanti e a tutti gli educatori perché iniziative connotate da ideologie di parte rimangano fuori dalla scuola pubblica. Infatti, approvare un progetto perché solo alcuni dei suoi obiettivi sono oggettivamente validi e condivisibili, prescindendo dalle modalità con cui si perseguono, è di fatto un’azione irresponsabile.

Non è riscrivendo la letteratura per l’infanzia e forzando la percezione della presenza di stereotipi ovunque che si educa al rispetto per l’altro, ma sottolineando, in ogni momento del processo educativo, la dignità assoluta di ogni persona e il suo intrinseco valore. Non è accettabile che per contrastare comportamenti negativi, quali atti discriminatori e di bullismo nelle sue diverse forme, il rimedio sia quello di proporre interventi, sin dalla scuola dell’ infanzia e primaria, che fanno riferimento a teorie risalenti agli studi di genere secondo le quali il maschile e femminile sono un costrutto socio-culturale, tale che la loro espressione può essere totalmente e intenzionalmente plasmata dall’ individuo secondo la propria volontà.

Come uomini e donne, noi siamo esseri sessuati e il dato psico-fisico e mentale che definisce ciascuno nella sua identità, maschile e femminile, non può essere distorto senza pregiudizio per la crescita armonica ed equilibrata sotto il profilo emotivo-affettivo dei bambini e ragazzi che per la loro età sono in una fase molto delicata del loro sviluppo psicosessuale e che richiede, invece la certezza delle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e psicologiche che caratterizzano l’ uomo e la donna. In una scuola laica e pluralista come possono trovare spazio esperimenti pedagogici derivati da un’antropologia discussa e problematica, non supportata da chiari riscontri scientifici e che, di conseguenza, risulta fortemente divisiva e fonte di contrasti, come i fatti stanno dimostrando?

L’educazione all’affettività e ad una sessualità matura e responsabile è primariamente compito dei genitori. La scuola deve affiancarli ma non può e non deve sostituirli nel loro “dovere e diritto … a istruire ed educare i figli” garantito dall’articolo 30 della Costituzione. Come ricordato dal Ministero della Pubblica Istruzione(Circolare MIUR, n.1972 del 15.09.2015) “…tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”.

Chiediamo pertanto che venga rispettato il diritto dei genitori ad analizzare e valutare “le attività didattiche, i progetti e le tematiche che i docenti affronteranno durante l’anno” e che non vengano finanziati con soldi pubblici quelle iniziative, come il progetto 47 delle ” Chiavi della Città”, che facciano riferimento alle discusse teorie di genere.

15 dicembre 2020

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