La prima riga del Corriere della Sera di ieri, a presentazione delle decisioni di Giuseppe Conte, è stata lapidaria come una fulminazione poetica di Ungaretti: «Via libera alla stretta di Natale». In sei parole c’è l’essenza della menzogna con cui il governo e l’apparato mediatico stanno imbottigliando gli italiani per non farli esplodere. Si chiama inganno semantico, si tratta di presentare i fatti capovolgendone il senso. Il Corriere dice «via libera» a «una stretta». Cioè. Ti chiudo in casa, ma è solo apparenza: in realtà qui sta la vera libertà. La stretta non è più la strozza alla gola che toglie il respiro, illuminiamoci d’immenso, avvolti dal dolce e forte abbraccio natalizio dei nostri premurosi ministri. Fantastico. Questa ovatta per acquietare le coscienze, o – popolarmente – vaselina per traffici posteriori, è un’operazione eufemistica che avrebbe entusiasmato il Minculpop. Stalin ne avrebbe preso un appunto per istruire la Pravda.
Invece siamo in Italia, e non c’è da essere allegri. Rimpiangiamo la franchezza di Angela Merkel, dura e cruda, scientifica e in linea con le teste dei tedeschi. A noi tocca questo cabaret (Feltri dixit), che è il modo con cui il conglomerato di potere che ci siede in testa vuole occultare la propria prepotenza sugli individui, mai così soli e senza guida morale. Il nostro professor Paolo Becchi ha individuato nel suo libro L’incubo di Foucault l’astuzia beffarda con cui sono stati cancellati diritti costituzionali. Con il Dpcm di Natale si è esagerata l’esagerazione. L’art.17 sostiene: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’ armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso». Il ritrovarsi senza armi al ristorante sanificato, o gironzolare all’aria libera, senza toccarsi per carità, è stato demonizzato con un semplice e opposto movimento linguistico. La galera diventa via libera, come ha scritto il Corriere. La riunione diventa «assembramento» per sopprimere senza che ce ne si accorga il diritto di riunione. Così l’art. 1 del Dpcm del 9 marzo, che dispone: «Sull’intero territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico». È parente di smembramento, suscita orrore. Da «ri-unione», essere di nuovo una cosa sola, ad «assembramento»: il significato è ribaltato. È una scelta che comunica l’idea di disordine, pericolo, irresponsabilità. Con il Dpcm di Natale si arriva a vietare la riunione in casa propria, con i propri cari. Per farci impazzire. Ma bisogna avere paura dei matti.
IL LABIRINTO
L’intrico dei colori, la complicazione delle disposizioni, non sono affatto le conseguenze pratiche di analisi scientifiche per opporsi con successo al Covid. Sono il labirinto di Minosse in cui è stato paracadutato il nostro popolo per paralizzarne la volontà di cambiamento, e dirigere la sua energia a spaccarsi la testa nelle sottigliezze così da perdersi e non vedere il mostro a due teste. Due? Il primo è il virus, ovvio. La seconda bestia è questo governo giallorosso, così debole da potersi reggere solo cavalcando la pandemia con mosse dispotiche e irrazionali. Ha ingigantito l’emergenza con la propria inettitudine, e ora la sfrutta per giustificare la sua intangibilità. Lo sappiamo che sin dall’inizio l’esecutivo non elaborò un piano per far fronte alla pandemia che arrivava di corsa dalla Cina, e la procura di Bergamo sta lavorando sui magheggi posti in atto per non far sapere all’opinione pubblica questa tragica omissione. L’estate è passata senza che si provvedesse a preparare un ritorno del virus dopo la vacanza nostra e sua dell’estate.
MIOPIA BUROCRATICA
Quei mesi furono impiegati a demolire la reputazione di chi aveva messo su ospedali di riserva (vedi l’ospedale in Fiera di Milano voluto da Attilio Fontana e sostenuto con sovvenzioni anche dei lettori di Libero), e non si provvide a dotare specie il Sud di strutture idonee. Invece di favorire la preparazione e l’assunzione rapida di personale sanitario, si confermò la miope burocrazia del numero chiuso per le professioni indispensabili in questa guerra virale. E il vaccino? Se una persona prudente come la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati sconfessa sul punto il governo, significa che è stata superata la misura dell’incompetenza per scivolare nell’irresponsabilità sanguinosa. Si sono premurati di affidare all’archistar Stefano Boeri il disegno dei padiglioni a forma di primula dove farci pungere dalla siringa, ma le fiale dove sono? Il mito del labirinto di Creta risulta istruttivo anche per capire come uscirne. Arianna salvò Teseo e sottrasse Atene alla schiavitù con il filo di lana: la semplicità del buon senso. Il buon senso oggi invoca una parola in rima con esso: dissenso. Da esprimere nelle forme compatibili con la prudenza. Ma oggi l’imprudenza più grande sarebbe per le autorità scommettere sulla pazienza infinita degli italiani. Ricevo un messaggio disperato di un’amica ristoratrice, già costretta ai salti mortali con le chiusure serali: «Ma quanti cannoni si sono fumati questi prima di fare il decreto? Ma pensano che qualcuno ci capisca qualcosa? Se uno è capace mi dica che percentuale di Iva devo applicare a uno spaghetto alla carbonara, visto che ha formaggio, uova, pasta e carne? Siamo alla follia». I folli siamo noi se li lasciamo lì.
20 dicembre 2020
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