L’Italia è il paese con il maggior numero di decessi ogni 100mila abitanti al mondo. Perché? L’analisi dell’ex ministro della Salute.
Detti così, come li enuncia un recente studio della John Hopkins University, sono dati che fanno trasalire, e che cambiano la prospettiva che abbiamo avuto fino a oggi della pandemia da Covid. L’Italia, dice lo studio, è il paese con il più alto numero di morti al mondo ogni 100mila abitanti: 111,23 decessi ogni 100mila abitanti. Seguono poi la Spagna con 104,39, il Regno Unito 99,49 e gli Stati Uniti 94,97. Insomma, siamo quelli messi peggio. È vero che il nostro paese è stato il primo, dopo la Cina, a essere stato investito dalla pandemia, ma qualcosa evidentemente non va nel verso giusto. Secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, “paghiamo lo scotto di essere uno dei paesi al mondo con il più alto numero di anziani, ecco perché tanti morti”. A queste parole sbotta l’ex ministro della sanità Girolamo Sirchia da noi intervistato: “Ma ci faccia il piacere, ci sarebbe da ridere a queste parole se non fosse una situazione tragica, sarebbe meglio stesse zitto”. Perché? Dice ancora Sirchia: “Il problema è ben altro: i tagli alla sanità degli ultimi anni, l’incapacità dell’attuale ministero della Salute di proporre alcun piano di emergenza limitandosi a dare un miliardo alla sanità contro i 36,6 tagliati negli ultimi anni, le uscite ridicole del governo con le lotterie degli scontrini o il cashback di fronte a una crisi economica travolgente”.
Che cosa commenta davanti a questo studio, che ci mette al primo posto al mondo come numero di decessi? Ribalta l’idea che ci eravamo fatti?
Perché ribaltare? Inizialmente abbiamo avuto una concentrazione di casi in Lombardia, la mortalità si è elevata subito mentre il resto del paese era apparentemente più tranquillo, addirittura sembrava indenne. Ma era una opinione illogica, semplicemente non si era ancora contaminata perché non c’era stata una sufficiente circolazione delle persone. Poi però la circolazione c’è stata e tutto il paese si è trovato davanti a molteplici focolai.
Sì, ma detto in questo modo il numero dei decessi appare impressionante, no?
Dipende tutto dal fatto originario: con tutti i tagli fatti alla sanità e l’impreparazione molto pesante che abbiamo dimostrato, era difficile aspettarsi qualcosa di diverso.
Il presidente del Consiglio Conte porta a giustificazione il fatto che l’Italia è un paese con un altissimo numero di anziani. Le sembra sensato?
Questa è una favola, non ha senso. È vero che abbiamo un’anzianità molto elevata, ma non tale da giustificare queste morti. Non è che l’anzianità sia correlata in modo così diretto alle morti, sono affermazioni che sarebbe meglio evitare.
Il susseguirsi di decreti, l’ultimo in particolare riguardo alle festività natalizie, sembra portare confusione. Ancora Conte ha detto che a un certo punto “la politica dismette il ruolo e affida la risposta alla scienza”. O sono le decisioni del governo a creare confusione?
Penso che in questa fase sia molto difficile fare dei provvedimenti che facciano contenti tutti, questo va detto. La situazione di oggi è pericolosa, sta scappando di mano, non si riesce a ottenere il risultato che si sperava. Fare un provvedimento che piaccia a tutti o che comunque non leda nessuno è abbastanza difficile, questo va capito. La gente però non si rende conto che siamo in una situazione difficile e pericolosa.
Quale tipo di provvedimento andrebbe fatto secondo lei?
Può essere la chiusura totale in attesa del vaccino che speriamo risolva il problema, non abbiamo altra arma. Però la chiusura si scontra con l’economia che è in gravissima difficoltà, una crisi dell’economia che il governo mi sembra affronti molto male.
Perché?
Non basta dare bonus qua e là invece di fare investimenti che procurino una ripresa. Potevano servire all’inizio cose come i ristori, ma continuare su questa strada disperdendo grandi quantità di denari con provvedimenti come la lotteria degli scontrini o il cashback sono cose che non danno l’idea di investimenti, di qualcosa che darà frutto.
Invece cosa andrebbe fatto?
Investire nella sanità che invece non riceve attenzione. Il ministro Speranza mette un miliardo nel fondo sanitario nazionale, ricordiamoci però che abbiamo perso 36,6 miliardi in questo ultimi 5-6 anni. Il governo nello stesso tempo parla dei 209 miliardi del Recovery Plan e dice che ne metterà sulla sanità 9 in tre anni. Ma questo significa che la sanità non vuole affatto potenziarla. Dice che aspettiamo il Mes, ma il Mes nessuno sa se ci sarà. Abbiamo fatto una stretta sulle assunzioni dei medici, le università non fanno le borse di studio, le regioni continuano a fare tagli e strette alla sanità: come pensiamo di uscirne? Se il governo non vuole investire sulla sanità, ce lo dica.
Ci prendono in giro?
Non possono farci sperare che faranno la medicina territoriale, che nessuno ha fatto per decenni e che si continua a non fare pur sapendo che è lì il problema. Non ha senso fare le Case della salute, per intenderci. Manca qualunque progetto centrale al proposito. Il ministero deve fare i modelli, dire come si fa la Casa della salute, che standard applicare, sono cose che sono compito del ministero, ma dove è questo ministero della Salute? Va detto che anche sui ministeri si è tagliato per anni.
Tutti lodano la Germania per gli investimenti economici che fa, nessuno però ha il coraggio di dire che l’Italia non ha i soldi della Germania. Forse ci si nasconde dietro a questo dato di fatto, che non ci sono soldi?
Certamente. Ma a maggior ragione quando vedi buttar via i pochi soldi che ci sono, perché è quello che stanno facendo con operazioni cosmetiche invece di fare un piano di rilancio, perdi la fiducia. Non vedo nessun piano di rilancio serio. In una azienda in crisi la prima cosa che fa un commissario è un piano di ripresa, qua non vedo nessun piano.
Paolo Vites
Il Sussidiario
20 Dicembre 2020