Mentre propaganda, anche attraverso le immagini del Capodanno di Wuhan, il suo modello, Xi Jinping continua a chiudere la Cina collaborando molto poco sulle ricerche internazionali relative al coronavirus. L’indagine dell’Associated Press e tutto quello che Pechino nasconde sul Covid
Mentre il Partito/Stato metteva in scena le immagini del Capodanno a Wuhan, che la narrazione del governo cinese sta provando a trasformare da centro della diffusione della pandemia a simbolo della ripartenza post-Covid, l’Associated Press pubblicava un’esclusiva: la Cina sta impedendo in vari modi le indagini sul nuovo coronavirus che ha provocato la morte di oltre 1,7 milioni di persone.
Nel sud della Cina, un’area di grande interesse scientifico (per via della presenza dei pipistrelli che ospitavano la forma più vicina al virus del Covid-19) è stata preclusa alle ricerche. Non solo: mentre le ricerche scientifiche vengono ostacolate dalla chiusura imposta dal Partito comunista di Pechino, funzionari cinesi si occupano di abbinare una propaganda velenosa al marketing (quello delle immagini festose del Fine Anno Covid-free nella cittadina dell’Hubei). Per esempio, la Cina ha provato in più occasioni di affibbiare la colpa del focolaio iniziale su altri Paesi, non ultima l’Italia: a inizio dicembre per esempio i media statali del Dragone chiedevano all’Oms di avviare un approfondimento per capire se la Lombardia era stata il punto di origine del virus.
Secondo l’Associated Press, funzionari governativi cinesi stanno impedendo le ricerche nelle grotte – molte collegate alle miniere – della provincia dell’Yunnan. Il coronavirus SarsCoV-2 potrebbe essersi generato infatti dai pipistrelli e saltato all’uomo al mercato umido di Wuhan, nell’uber poco a nord-est. Comprendere le caratteristiche di eventuali coronavirus presenti nei chirotteri potrebbe migliorare le conoscenze sul morbo e facilitare gli sviluppi dei vaccini. Ma la Cina non vuole: probabilmente perché questo metterebbe nero su bianco l’origine cinese del virus e metterebbe Pechino davanti alla responsabilità sia di aver permesso la propagazione (a causa di regole igienico-sanitarie inferiori agli standard del resto del mondo sviluppato), sia di aver nascosto la diffusione iniziale e aver parlato della malattia che ha prodotto la pandemia con colpevole ritardo. Stando ad AP, i funzionari cinesi avrebbero confiscato alcuni campioni prelevati da alcuni ricercatori dai pipistrelli dello Yunnan; impedirebbero ai ricercatori cinesi di parlare con la stampa occidentale (la censura è una delle armi del regime); gli accessi alle miniere sarebbero stati messi sotto stretto controllo da fine novembre.
Nel 2017, gli scienziati hanno identificato i pipistrelli responsabili dell’epidemia di SARS del 2003; nel 2012 è stata trovata una forma di coronavirus che ha condivide con il SarsCoV-2 il 96 per cento del patrimonio genetico; nello Yunnan, a sudest dell’Hubei, coronavirus provenienti da pipistrelli sono già stati studiati. Continuare potrebbe permettere di aumentare le conoscenze sulla malattia, ma la Cina sceglie di proteggersi e di proteggere le informazioni di cui dispone – e non si può escludere che oltre a ragioni oscurantiste ci sia anche la volontà di tenere per sé quelle informazioni e usarle come un vantaggio. Il 2020 è stato un “anno straordinario”, ha detto il segretario del Partito comunista cinese, il capo dello stato Xi Jinping, nel suo messaggio alla nazione la sera in cui da Wuhan venivano fatte circolare le immagini di quella normalità ritrovata. La Cina “con solidarietà e resistenza ha scritto un’epopea nella battaglia contro la pandemia”, ha detto Xi che ha rivendicato la rapidità con cui le autorità cinesi hanno risposto alla pandemia, la forza di quella reazione e i successi cinesi in questi dodici mesi (tra questi l’accordo con l’Ue, che oggi su queste colonne Joseph Nye definisce “una manifestazione di hard power economico” di Xi Jinping).
Xi festeggia i successi nel contenimento, che ha funzionato dopo le reticenze iniziali, quando i funzionari locali non comunicavano gli sviluppi della situazione al potere centrale e questo a sua volta era indeciso sul da farsi (ossia se continuare col silenzio). Il segretario usa Wuhan per lanciare il suo messaggio globale, mentre prosegue nel cercare di identificare la Cina – proprio attraverso i successi nel contenimento – come un modello. Il problema è che Pechino continua a tenere nascosti molti dati, e per questo il suo modello, chiuso, non è sostenibile per una società aperta. Non ci sono ancora informazioni definitive e certe sulla diffusione del Covid in Cina, se si considera che una recente pubblicazione ha dimostrato che forse i casi di Wuhan sono stati dieci volte quelli comunicati finora. Non c’è la disponibilità della Cina a lasciare libera l’Oms di condurre un’indagine indipendente che potrebbe permettere di acquisire maggiori conoscenze sulla malattia (su origini e propagazione). E, come dimostra AP, la Cina non permette di campionare i pipistrelli – alcuni giornalisti dell’agenzia americana hanno detto che mentre erano nel paese e provavano ad avvicinarsi all’area di quelle grotte, sarebbero stati pedinati dai servizi segreti di Pechino.
Di Ferruccio Michelin | 02/01/2021 –
Cosa nasconde la Cina sul Covid? L’inchiesta AP (e non solo)